Montesilvano. Dopo il disastro di Cernobyl le città italiane si affrettarono ad esporre i cartelli “Comune denuclearizzato”. Oggi, nel pieno del terzo millennio, tocca specificare che il proprio Comune è “derazzististizzato”. Dopo le accuse di “razzismo bianco” mosse da Forza Nuova, arriva la nuova provocazione del sindaco Di Mattia.
Accade anche questo, a settembre 2013. Tristemente dovuta, seppur fondamentalmente provocatoria, la nuova, reazionaria idea lanciata dal sindaco Attilio Di Mattia. Accade a Montesilvano, quarta città d’Abruzzo per numero di abitanti, dove gli extracomunitari, perlopiù africani, vivono a migliaia : praticamente un nuovo pilastro della cittadina in rapida crescita. Se New York ha da sempre la sua Chinatown, Montesilvano ha da oltre un decennio il cosiddetto “ghetto africano” di via Ariosto. Palazzine popolari dove “vu cumprà”, manovali, donne e bambini vivono come in un formicaio. E nei cunicoli più nascosti si annida anche una colonia di clandestinità.
Contro la tolleranza che l’amministrazione di centrosinistra, al pari delle precedenti, esercita nei confronti del “ghetto”, si è scagliata proprio ieri la protesta degli estremisti di Forza Nuova, che davanti al municipio hanno affisso uno striscione urlante al razzismo. Un “razzismo bianco”, si potrebbe descrivere, in quanto i seguaci del coordinatore regionale Marco Forconi accusano Di Mattia di lasciare le case popolari ai “neri” mentre tanti italiani sopravvivono a fatica, causa crisi, tra mutui e bollette insolute. Prima, diretta conseguenza all’azione eclatante è stata la visita che questa mattina la Digos di Pescara ha effettuato nell’abitazione di Forconi. “Perquisizione e sequestro”, riferisce il forzanuovista, “un’operazione ridicola e surreale dal punto di vista umano nei miei confronti”. La seconda, decisamente sopra le righe ma perfettamente nello stile del sindaco pro-sex box, si rifà allo scenario post-nucleare degli anni ’80 e porta la duplice firma del primo cittadino e di Pep Marchegiani, poliedrico artista pescarese, leader sul fronte nazionale della pop-art.
Cartelloni, alle entrate e alle uscite dai confini cittadini, che campeggiano il nero sul bianco della scritta: “Comune derazzistizzato”. E a sottolineare i caratteri cubitali del razzismo sradicato un simbolo ancora più forte: il cerchio rosso del divieto che sbarra la sagoma nera di un uomo che esegue il saluto romano. Insomma, caratteri da dopoguerra in quella che, solo 20 anni fa, veniva immaginata come l’epoca delle macchine volanti. L’idea del sindaco verrà portata presto al voto del consiglio comunale; lui, intanto, la descrive così all’Ansa: “’L’obiettivo è chiarificare e porre preventivamente le basi culturali e comunicative affinché Montesilvano non diventi mai una città razzista e intollerante”. ”Voglio che in entrata e in uscita dalla città si possa dire che Montesilvano è un comune derazzistizzato”, aggiunge Di Mattia, “E’ un’iniziativa simbolica che, però, getta delle chiare basi per il futuro”.
Mossa degna dei più grandi strateghi del marketing, ma per rendere autentico il sentimento dell’integrazione non bastano un cartello, un palo e quattro viti.
Daniele Galli