In Abruzzo sono tante le grandi opere “fossili” che si vogliono realizzare. In primis il gasdotto Sulmona – Foligno con la centrale di compressione di Sulmona. Poi il metanodotto Larino-Chieti, l’ampliamento dello stoccaggio Treste in sovrapressione per altri 400 milioni di mc di capacità, il potenziamento del gasdotto San Salvo – Biccari, gli stoccaggi di gas di San Martino sulla Marrucina e San Benedetto del Tronto, i progetti di prospezione e ricerca di idrocarburi in Adriatico, fermati solo temporaneamente. Il tutto per trasformare l’Abruzzo e il resto d’Italia in un Hub del Gas quando il metano si sta rivelando un pericolosissimo gas-serra per via delle emissioni dirette in atmosfera dovute alle perdite lungo la filiera.
Se si pensa che tutti gli scienziati ormai implorano i decisori di abbandonare le fossili entro il 2050 e che un gasdotto realizzato oggi avrebbe un ciclo di vita almeno fino al 2070, si capisce che c’è bisogno di una forte mobilitazione dal basso come quella di oggi.
Una sola TAV vale come 3000 scuole nuove, 100 ospedali nuovi, 1000 bonifiche di siti inquinati. Sono queste ultime le vere grandi e piccole opere da realizzare sul territorio. Quelle utili e diffuse, che danno servizi sicuri ai cittadini e risanano un ambiente che oggi troppo spesso è fonte di malattie. Quasi 90.000 italiani muoiono ogni anno di smog. Nei Siti Nazionali di Bonifica e in quelli regionali ci sono impatti sulla salute accertati dall’Istituto Superiore di Sanità. Noi diciamo NO alle grandi opere inutili e dannose che servono solo ai profitti dei soliti noti. Diciamo tanti Sì alle opere utili per dare una chance al nostro Pianeta che rischia di diventare invivibile per i cambiamenti climatici.
Ricordiamo che l’Abruzzo ha 864 siti contaminati o potenzialmente contaminati, perde circa il 45% dell’acqua immessa in rete, ha problemi immensi per la questione della sicurezza dell’acqua del Gran Sasso che disseta 700.000 persone, ha oltre la metà delle scuole non a norma, ha una costa fortemente vulnerabile per l’innalzamento del livello medio del mare per il cambiamento climatico. Per questo anche oggi siamo in piazza, dopo la grande manifestazione dei 12.000 di Sulmona ad aprile, contro i progetti Snam perché amiamo il nostro territorio. E continueremo a difenderlo.