Nei giorni scorsi le rappresentanze abruzzesi di Legambiente, Lipu e WWF hanno indirizzato un appello urgente al presidente della Regione Marco Marsilio e all’assessore Emanuele Imprudente, inviandolo per conoscenza anche al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, per chiedere interventi immediati a tutela della fauna selvatica in un territorio colpito così gravemente dagli incendi, con particolare riferimento all’attività venatoria.
La vastità degli incendi che hanno interessato alcune aree dell’Abruzzo ha provocato e sta tuttora provocando notevolissimi danni, sia diretti che indiretti, alla fauna e agli habitat naturali, con un numero imprecisabile di animali deceduti e numerosi siti, anche di notevole valore faunistico, distrutti dal fuoco. Un quadro a dir poco critico, che purtroppo si prolungherà nel tempo e che potrebbe ulteriormente aggravarsi con l’apertura della stagione venatoria.
In una situazione ancora di piena emergenza, la caccia danneggerebbe gravemente anche alcune specie migratorie già in difficoltà nel reperire il cibo, in particolare dove gli incendi hanno parzialmente o interamente distrutto zone caratterizzate da boschi e macchia mediterranea.
Le Associazioni hanno chiesto per questo il blocco dell’apertura della caccia per la stagione 2021/22, un provvedimento definito “doveroso, ragionevole e responsabile”, previsto del resto dall’art.19 della L.157/92 che disciplina l’attività venatoria in Italia. WWF, LIPU e Legambiente la ritengono una scelta doverosa: sarebbe auspicabile un blocco totale, oppure andrebbe almeno, come minimo, prevista la chiusura dell’attività venatoria per una superficie del territorio agro silvo pastorale, oggi destinata alla libera caccia, pari alle superfici naturali e seminaturali perse a causa delle fiamme.
Considerando, inoltre, che l’articolo 10 della legge 353/2000 “legge quadro in materia di incendi boschivi” prevede il divieto assoluto di caccia per un periodo di 10 anni su tutti i terreni boscati percorsi dal fuoco, le tre Associazioni hanno chiesto di adottare provvedimenti immediati che impongano tale divieto nelle aree incendiate e in quelle limitrofe, dove hanno trovato e troveranno rifugio gli animali scampati agli incendi. In queste zone si verificano infatti fenomeni di sovraffollamento, sfruttamento intensivo delle risorse e accentuazione della competizione alimentare, causati dalla distruzione delle reti alimentari e dagli spostamenti della fauna superstite, con conseguente aumento della mortalità. È inaccettabile che questa fauna già stressata debba subire un’ulteriore pressione qual è quella rappresentata dall’attività venatoria. Il divieto, per essere efficace, dovrà essere accompagnato dall’attivazione di tutte le procedure necessarie e da una opportuna sorveglianza perché vengano rispettate le disposizioni di legge.