“Basterebbe alzare lo sguardo dal proprio ristretto cortile per accorgersi che in Abruzzo non avviene nulla di ‘eversivo’ né di ‘pericoloso’. D’altronde, dopo giorni e giorni che i governatori delle Regioni sono stati messi sul banco degli imputati perché ‘rei’ di ‘sfidare’ il Governo ‘buono e coscienzioso’, è stato lo stesso Ministro Boccia (Pd) a riconoscere che il 95% delle disposizioni emanate sono coerenti con i decreti del Governo”, si legge nella nota.
Il clamore del Pd e del M5S abruzzese contro le ordinanze del Presidente Marsilio cozza con le decisioni similari prese da altri presidenti di Regione a guida Pd e ‘fedeli’ al Governo Conte. Basta leggere le cronache di come i cittadini pugliesi (con il lungomare di Bari ‘preso d’assalto’) e toscani hanno trascorso la giornata del primo maggio passeggiando o andando a pesca. Giusto per fare qualche esempio: anche in Puglia sono stati consentiti interventi di sistemazione, manutenzione e pulizia delle attività ricettive all’aperto, non solo quindi delle spiagge; un’ordinanza del presidente Emiliano ha riavviato le attività di bar, pub ristoranti e gelaterie, mantenendo come in Abruzzo il divieto di consumo in loco; ha disposto l’attività di toelettatura degli animali, la manutenzione delle imbarcazioni, l’accesso ai cimiteri.
La Regione Marche, una delle prime zone rosse del centro Italia a causa dei focolai, ha emesso un’ordinanza che consente le attività di asporto e l’apertura dei negozi di alimentari anche nei giorni di domenica. Anche nelle Marche è consentita la manutenzione delle barche, lo spostamento per attività motorie all’aria aperta anche con bicicletta, la pesca sportiva compresa le attività subacquee sia in acque interne sia in mare. Il Segretario nazionale del Pd, Zingaretti, consente nella Regione Lazio l’asporto dei cibi, la manutenzione dei natanti, dei campeggi e degli stabilimenti non diversamente dall’Abruzzo: ma evidentemente per il Pd abruzzese quello che è vietato ‘ordinare’ a Marsilio è invece consentito e benedetto se lo fanno Zingaretti o Bonaccini, che in Emilia Romagna si appresta a riaprire anche le biblioteche e revoca misure restrittive a Piacenza. Quello che è ‘pericoloso’ in Abruzzo diventa ‘sano’ nelle rosse Emilia e Toscana o nella Capitale.
Un ultimo chiarimento merita la disciplina relativa all’area metropolitana di Pescara, Montesilvano e Spoltore: i tre sindaci di quei comuni hanno emanato il mese scorso un’ordinanza molto restrittiva che imponeva ulteriori misure di contenimento. Ordinanze che il Prefetto – a norma di legge – ha dichiarato inefficaci perché adottati da un’autorità che non ne aveva la competenza. Per questo, i sindaci hanno chiesto al Presidente di dare forza e legittimità alle misure previste emanando una propria ordinanza. Tali esigenze sono venute a cessare: grazie all’andamento epidemiologico, al superamento della zona rossa nell’area vestina, alla minore pressione negli ospedali, i sindaci stessi nella giornata del 30 aprile hanno chiesto al Presidente di revocare le misure più restrittive, cosa che il Presidente ha fatto immediatamente.
Il Presidente si è fidato del giudizio e del consiglio di tre sindaci prudenti e coscienziosi quando ha emanato ordinanze più restrittive e regole più severe, altrettanto ha fatto quando gli hanno chiesto revocarle alla luce del mutato quadro. Ciò non significa ‘tana liberi tutti’: restano in vigore le regole di comportamento e di attenzione previste dal DPCM in tutta Italia e in tutto l’Abruzzo, che prevedono l’uso obbligatorio della mascherina in tutti i luoghi chiusi, nei mezzi pubblici di trasporto, e nei luoghi all’aperto quando non è possibile mantenere la distanza di sicurezza. Se qualcuno ritiene che a Pescara, Montesilvano e Spoltore i cittadini debbano essere costretti a misure più restrittive della libertà personale, non ha che da spiegarlo ai cittadini e magari motivarlo con l’evidenza di qualche fondamento scientifico. Il resto, sono polemiche che servono a riempire le cronache, magari solo per dimostrare di esistere.