Questa pandemia non ha colore politico, non ha e non può avere interesse di parte da far prevalere; questa pandemia ci impone di stare tutti dalla stessa parte della barricata ed io la parte della barricata che vedo è quella dei bambini e dei più anziani, la parte dei più deboli, la parte di tutti coloro che sono più facilmente
aggredibili da questo virus. È in gioco il futuro di una regione e di territori che hanno avuto la forza di rialzarsi dalla guerra e che ora si vedono ancora una volta duramente colpiti. Sono in gioco vite umane ed è in gioco l’intero sistema socio economico del nostro Paese. Per certi versi è in gioco la tenuta stessa della
democrazia. Allora sento il dovere di farLe un appello con il cuore di una madre di due bimbi, con il cuore di un sindaco di una paesino costituito prevalentemente da anziani e con il cuore di chi rappresenta una intera comunità.
Sono certa che Lei stia già collaborando con tutte le istituzioni, ma La prego di farlo con sempre maggiore forza e convinzione. Solo attraverso l’unione di tutti si può pensare di vincere questa battaglia che rappresenta la sfida più difficile dal dopoguerra ad oggi.
E poi, pur sapendo di essere impopolare, Le chiedo di avere sempre più coraggio fino a valutare anche l’adozione di misure ancora più restrittive, in particolare per bambini e ragazzi che spesso diventano strumento inconsapevole di trasmissione del contagio.
Facendo appello alla Sua sensibilità, Le chiedo, pertanto, di farsi portavoce presso il Governo centrale affinché si valuti con determinazione il problema relativo alle Scuole.
Bisogna prendere atto, infatti, che il virus è presente nelle negli istituti scolastici.
Così come bisogna prendere atto che le difficoltà dei servizi di prevenzione, oberati da un carico di lavoro inimmaginabile, dilatano i tempi di somministrazione dei tamponi, scatenando paure e smarrimento nelle famiglie, quelle stesse famiglie che si ritrovano a dover far fronte ai disagi dovuti all’isolamento fiduciario ed alla quarantena per intere classi.
Quelle stesse famiglie nelle quali in alcuni casi sono presenti malati oncologici, bambini immunodepressi e nonni ultra 70enni.
So bene che lo studio è un diritto fondamentale sancito dalla nostra carta costituzionale, ma sono assolutamente certa che, in questa fase, la didattica a distanza potrebbe rappresentare l’unico modo per tutelare sia il sacro ed
inviolabile diritto all’istruzione e sia l’altrettanto sacro ed inviolabile diritto alla salute dei nostri ragazzi, delle loro famiglie (dove a volte sono presenti persone estremamente fragili) e di tutto il personale scolastico.
In questo senso, anche sulla falsa riga di ciò che sta accadendo in altre regioni, si potrebbe adottare un sistema misto in cui si lascia la possibilità ai genitori di scegliere tra l’opzione della didattica a distanza e quella in presenza.
In ultimo, Le chiedo di valutare la possibilità di creare, presso ogni ospedale della nostra regione, dei mini Covid-hub (con una dotazione minima di posti letto) al fine di evitare che i positivi accertati restino “parcheggiati” per ore (o peggio
giorni) in locali non idonei, in attesa che si liberino posti letto a Pescara o L’Aquila.
Come noto, infatti, l’intero sistema sanitario è al collasso ed abbiamo personale e mezzi insufficienti per dare una adeguata risposta al carico di questi giorni. In questo momento, con un piccolo problema di salute, si rischia di entrare in ospedale senza alcuna certezza. Eppure l’ospedale, qualsiasi ospedale, è il luogo
dove ciascuno di noi deve necessariamente sentirsi protetto ed al sicuro. La scongiuro Presidente, facciamo in modo di far sentire protetti gli abruzzesi.
Spero voglia apprezzare le mie parole e valutarle serenamente. Se e quando vuole sono e sarò a Sua totale disposizione, siamo tutti giocatori della stessa squadra ed io sarò dalla sua parte, la parte di tutti gli abruzzesi.(Marianna Scoccia)
Gentile Consigliera,
apprezzo lo spirito e il tono con cui mi scrive, e le confermo che sono e resto sempre pronto a collaborare con tutti e a condividere responsabilità difficili.
Le dico subito che nel merito della questione relativa alle scuole condivido la sua preoccupazione. Il ministro Azzolina e l’intero Governo hanno ritenuto che la priorità numero uno del Paese fosse la riapertura in sicurezza delle scuole. Abbiamo tutti lavorato per raggiungere questo obiettivo intervenendo sulle scuole, distribuendo anche gratis le mascherine lavabili per gli alunni più piccoli.
Detto questo, a mio parere non c’è dubbio (anche se su questo il dibattito è aperto e nessuno ha certezze granitiche), che la correlazione tra l’impennata dei contagi a due/tre settimane dalla riapertura delle scuole in ogni dove è difficile ritenerla del tutto casuale.
Per questo, quando il governo ha previsto la DaD per le scuole superiori imponendo un minimo del 75%, ma lasciando alle Regioni la possibilità di incrementarla, la Regione Abruzzo l’aveva già portata al 100%, fatti salvi gli alunni in condizione di disabilità o con disturbi specifici di apprendimento.
Per estenderla a tutti gli istituti scolastici ci sono delle difficoltà oggettive: il Governo stesso, nel DPCM, nelle ipotesi più restrittive (zona rossa) prevede la chiusura solo delle seconde e terze classi delle scuole medie. Chi ha provato, come il mio collega pugliese Emiliano, a chiudere tutte le scuole si è trovato a fronteggiare il ricorso al Tar del Governo.
Io potrei anche aderire alla sua richiesta, che condivido nel merito, di chiudere le scuole per un periodo di qualche settimana nel tentativo di concorrere ad abbassare la curva dei contagi e di rimettere in sicurezza gli ospedali. Faccio presente, tuttavia, che, qualora disponessi la sospensione della didattica in presenza nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, i genitori degli alunni non potrebbero beneficiare non solo dei congedi straordinari ma neanche dei bonus baby-sitter previsti rispettivamente dagli articoli 13 e 14 del c.d. “Decreto Ristori – bis”, in quanto il Governo riconosce tali provvidenze esclusivamente a coloro che risiedono nelle aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto (c.d. “zone rosse” di cui all’art. 3 del DPCM 3 novembre 2020). Si creerebbe, pertanto, un disagio notevole per le famiglie e, se per alcune la soluzione può essere rappresentata dalla compagnia dei nonni, ne conosciamo le conseguenze e i rischi.
Aderendo alla sua posizione, ci tengo a sottolinearlo, mi sono già fatto promotore, anche nella Conferenza delle Regioni, dell’opportunità di estendere la DaD e continuerò a farlo cercando di convincere il Governo a rivedere le sue opinioni, dandoci gli strumenti necessari per poterla fare senza danneggiare le famiglie.
Per quanto attiene all’Ospedale di Sulmona, come tutti gli Ospedali oggi, non esiste nella pratica quotidiana la possibilità di dichiarare “No Covid” un nosocomio, sapendo che la diffusione è ormai talmente ampia che se anche li classificassimo così, chiunque avesse bisogno di cure immediate si recherebbe al Pronto Soccorso. Con questa consapevolezza anche a Sulmona abbiamo previsto un intervento per realizzare percorsi separati e dedicati ai pazienti Covid. Su mia espressa richiesta di riduzione della tempistica rispetto a quella concordata, peraltro, il progettista che si è aggiudicato i lavori, per un importo di circa 200mila euro, consegnerà nella giornata di oggi il progetto esecutivo che andrà all’approvazione della Asl. Come vede, stiamo cercando di stringere i tempi per non perdere neanche un minuto.
La ringrazio della disponibilità manifestata, convinto come sono che, in un clima di emergenza quale quello che stiamo attraversando, le divisioni politiche e i rapporti personali, quando si rappresentano i cittadini e le istituzioni, non hanno e non devono avere alcun rilievo.
Cordiali saluti. Marco Marsilio