1) scarcerazione e invio ai domiciliari di anziani, malati gravi terminali, persone con disfunzioni cardiache o affetti da Aids e epatiti, come del resto dovrebbe essere se davvero si volesse tutelare il diritto alla salute, il rispetto della dignità e l’umanizzazione del trattamento, come è garantito dalla Costituzione, dalla riforma del 1975, dalla legge Gozzini del 1986, dal nuovo regolamento penitenziario del 2000, dalle tante Raccomandazioni del Consiglio d’Europa; 2) indulto per tutti i detenuti con pene inferiori ai tre anni, provvedimento che riguarda ad esempio persone che hanno già scontato 28 anni e ne devono scontare solo due, oppure persone che sono state recentemente incarcerate per un cumulo di pena di uno, due o tre anni e per un fatto magari accaduto dieci anni prima.
Per essere precisi: 8.682 le persone che hanno da scontare in carcere ancora un periodo inferiore a un anno, 8.144 con un residuo di pena di due anni e 6.171 persone che devono restare ancora in carcere per un periodo fra i due e i tre anni; 3) scarcerazione di 54 mamme e dei loro 59 bambini attualmente detenuti in 9 istituti, mettendo così in pratica le tante inutile promesse (“mai più bambini in carcere”) che da almeno un decennio hanno fatto tanti ministri, politici, governanti vari, di tutti i partiti, di tutti i colori.
Nel frattempo, in carcere, quei 59 bambini la prima parola che hanno imparato a dire non è stata “mamma”, ma “ispettore apri”. 4) blocco dei nuovi ingressi per reati minori, pregressi e cumuli di pena, 5) provvedimenti di detenzione domiciliare, 6) affidamento ai servizi sociali del maggior numero di detenuti. In definitiva un’azione deflattiva che: 1) eviterebbe concretamente un’altra eventuale emergenza oltre a quella che sta già sopportando l’Italia, 2) verrebbe realmente incontro (e non con divieti o palliativi) alle paure che ci sono tra i detenuti e tra i loro familiari, 3) permetterebbe ai detenuti rimasti all’interno degli istituti di avere cure più adeguate e maggiori possibilità di colloqui via skype e via telefono con i loro parenti.