Nei giorni scorsi la Giunta regionale ha approvato un nuovo disciplinare per la caccia di selezione al cinghiale.
Le grandi novità introdotte, come si legge dalle dichiarazioni dell’Assessore Emanuele Imprudente, sarebbero la possibilità di caccia fino alle ore 24 con l’ausilio di strumenti per il miglioramento della visione notturna (sorgenti luminose suppletive come visori ad infrarossi, visori termici, torce e fari) e, per la prima volta in Abruzzo, l’utilizzo dell’arco. Il disciplinare è stato approvato con il parere favorevole dell’ISPRA.
Quello che sconcerta, oltre all’utilizzo di tecniche venatorie mai sperimentate per l’Abruzzo, è il fatto che si continui a considerare la caccia (di selezione e non) quale unico strumento di contenimento dei danni da cinghiale, senza ipotizzare e programmare a larga scala nessuna altra azione che vada nell’ottica della messa in sicurezza delle colture agricole o della riduzione del rischio di impatto con autoveicoli. Si continuano solo ad allargare i periodi e le modalità di prelievo al cinghiale che ormai si può cacciare praticamente quasi tutto l’anno e con ogni metodologia venatoria, ma non si vedono certo i risultati sperati sul contenimento delle popolazioni.
La caccia notturna poi, andrebbe attentamente valutata anche per il rischio di disturbo che può provocare al resto della fauna selvatica soprattutto in questo momento quando la stagione riproduttiva non è ancora del tutto conclusa e alla sua pericolosità per i cittadini.
Lo scorso febbraio il WWF Abruzzo, insieme all’Università di Teramo, ha organizzato un convegno proprio sulla gestione del cinghiale. L’Associazione ha discusso sulla base dell’analisi di circa 80 pubblicazioni scientifiche, riguardo all’impatto dell’attività venatoria sulla struttura di popolazione del cinghiale
“In sostanza decine di studi scientifici hanno dimostrato che sperare di ridurre il numero dei cinghiali affidandosi esclusivamente alla caccia è sbagliato e illusorio, eppure la Giunta regionale – conclude Filomena Ricci, delegata WWF Abruzzo – continua a intervenire sulla gestione del cinghiale in modo caotico, aumenta i periodi venatori durante l’arco dell’anno e della giornata, allarga le possibilità dei metodi di caccia ricorrendo anche all’arco, tecnica mai usata in Abruzzo… sembra insomma che si proceda facendo regali ai cacciatori senza prendere contezza del fatto che questo tipo di gestione in atto da decenni non sta avendo il risultato sperato. È ora che il problema venga affrontato con dati ed evidenze scientifiche alla mano e che si sperimentino altre tipologie di intervento sul territorio, note e praticabili, per la messa in sicurezza di campi agricoli e infrastrutture lineari”.