Assistenza domiciliare alunni disabili: gli operatori chiedono tutele

La sospensione dell’attività didattica ha sollevato un tema molto delicato, relativo agli assistenti per l’autonomia e la comunicazione. Figure chiave per la scuola, veri e propri ‘educatori’ che danno supporto nell’attività di sostegno.

Con la chiusura delle scuole tali figure, che sono dipendenti di cooperative alle quali i Comuni affidano il servizio, e vengono retribuite secondo le effettive ore di assistenza all’alunno a loro affidato, rimangono a casa senza stipendio.
Il Governo. in collaborazione con l’Associazione dei Comuni e insieme all’Ufficio per le politiche delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha fatto approvare in Consiglio dei Ministri una norma che prevede che gli assitenti potranno essere chiamati per assistere a domicilio le famiglie che hanno figli con disabilità per consentire a questi ragazzi di fruire delle attività didattiche a distanza. In questo modo, secondo il Governo, si garantisce  sia  il necessario supporto alle famiglie e agli studenti, che il  problema di ordine economico che avrebbe riguardato questi lavoratori.
Ma, anche alla luce degli ultimi accadimenti e dei nuovi provvedimenti che si sono succeduti negli ultimi giorni, anche tra gli operatori serpeggia la preoccupazione. Nel lazio, ad esempio, i sindacati hanno concordato con il Comune di Roma il ritiro del provvedimento che autorizzava gli assistenti a recarsi a domicilio.

Si legge sul sito della FP Cgil Roma e Lazio: “Abbiamo segnalato le problematiche e le contraddizioni relative ad un provvedimento che non considera la reale natura di questo servizio (quella educativa), la tutela della salute dei lavoratori e la tutela della salute dei ragazzi sia dal punto di vista dell’emergenza Corona Virus che dal punto di vista del fabbisogno educativo dei ragazzi.

Dopo un confronto acceso e complicato l’Amministrazione ha deciso di sospendere la circolare di venerdì.
Abbiamo segnalato ovviamente che questa situazione di crisi non può essere pagata dai lavoratori dell’Assistenza Scolastica ai Disabili e che quindi si devono trovare soluzioni immediate per il pagamento del 100% della retribuzione di tutti i lavoratori attualmente sospesi, integrando quanto previsto dall’Accordo Quadro sottoscritto il 5 marzo con le Centrali Cooperative per l’attivazione degli ammortizzatori sociali (FIS).

A livello nazionale CGIL, CISL E UIL sono impegnati in un serrato confronto con il Governo per assicurare la retribuzione ai lavoratori costretti a sospendere le proprie attività lavorative a causa dell’emergenza Coronavirus.
Riteniamo di aver ottenuto oggi un buon risultato, anche se non ancora sufficiente, soprattutto di fronte ad una amministrazione che voleva rispondere alla necessità oggettiva e comprensibile di assistenza da parte delle famiglie dei disabili in maniera impropria.
L’assistenza scolastica ai disabili però non è baby sitting, né assistenza domiciliare educativa (SISMIF), né assistenza domiciliare ai disabili (SAISH). Non ci meraviglia che questa amministrazione non riesca a considerare la valenza educativa di questo servizio, visto le difficoltà che nei mesi scorsi hanno dimostrato nell’accogliere la nostra rivendicazione di inquadramento in D1.”

Anche in Abruzzo emergono le stesse preoccupazioni tra gli operatori, considerato che il servizio verrebbe garantito solo per un breve lasso giornaliero e che i lavoratori pur forniti di necessari dispositivi individuali di protezione, quali mascherine e guanti, potrebbero comunque rimanere contagiati o diffondere il virus. Inoltre in alcuni soggetti particolarmente sensibili (soprattutto per i disturbi dello spettro autistico) la presenza dell’operatore con mascherina potrebbe innescare reazioni negative in quanto lo stesso non verrebbe riconosciuto come persona nota.

Si tratta, quindi, di contemperare la necessaria tutela dei lavoratori con le esigenze dei singoli soggetti, salvaguardando la primaria esigenza della salute pubblica cercando altre forme di sostegno alle famiglie, quali, ad esempio, il congedo parentale straordinario retribuito che permetterebbe ad un genitore di rimanere a casa.

Situazione spinosa che si aggiunge alle tante altre che questa emergenza porta con sé.

 

 

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