Sono temi – quelli del lavoro che manca e della difesa di quello che c’è, degli interessi e dei diritti delle persone meno garantite, della necessità di assicurare i servizi indispensabili alle famiglie e ai cittadini – che la Cgil mette ovviamente al centro di ogni azione quotidiana, che impegnano il sindacato e costituiscono l’essenza stessa della vita e dell’attività di questa organizzazione. Problemi e vicende che spesso si trasformano in veri e propri drammi sociali, si tratti di un’azienda che chiude o della preoccupazione dei genitori per un figlio che non trova lavoro.
Vicende che ogni giorno raccontano di un Abruzzo alle prese con problemi che rischiano di riportarci indietro di decenni, e soprattutto che richiedono politiche e scelte completamente diverse da quelle degli ultimi anni, che mettano da parte l’austerity e sostengano iniziative e progetti utili a promuovere, anche con interventi pubblici oculati e intelligenti, la crescita economica e l’equità sociale. L’unico modo (e la storia di questi anni ne dà conferma) per far ripartire lo sviluppo e con esso la creazione di nuovo lavoro, dando risposta ai troppi disoccupati, ai precari in attesa di un futuro meno incerto e alle speranze dei giovani abruzzesi: si tratti di chi un lavoro proprio non riesce e trovarlo, dei 38.000 ragazzi e ragazze “inattivi” (talmente sfiduciati che hanno rinunciato persino a cercare) o delle tante intelligenze che sono costrette a cercare una possibilità fuori dall’Abruzzo, una regione che riesce a dare occupazione soltanto al 24% dei giovani laureati. Accanto a costoro c’è e ci sarà sempre la Cgil. (Gianni Di Cesare)