“Certo – sottolinea – non per volontà della politica, ma il risultato è lo stesso e così ora dovremo spiegare ai nostri associati, una quarantina di imprese in gran parte espressione proprio del settore della moda e con centinaia di dipendenti, gente che aveva creduto nella possibilità di promuovere assieme le vie dell’export, che dovranno mettere mano al portafogli per chiudere le attività dei due consorzi”.
Nonostante l’encomio solenne del presidente della Regione, Gianni Chiodi (“Il dono che abbiamo fatto alle first ladies sono prova dell’elevata qualità della produzione manifatturiera abruzzese che vanta un’antica tradizione” disse all’indomani del vertice aquilano), alla prova dei fatti il sostegno alle piccole imprese che esportano nel settore della moda si rivela fragile.
Come fragile è anche la struttura delle piccole imprese abruzzesi, a cominciare proprio dal comparto della moda. “La situazione – spiega infatti Di Michele – non è migliore rispetto al resto d’Italia e anzi su diversi fronti siamo tornati a performance tipiche del Mezzogiorno: il settore, infatti, incide solo per il 6,8% sul totale delle esportazioni, contro l’11% a livello nazionale. Il made in Italy – aggiunge – è apprezzato ovunque e da sempre: abbiamo imprese in grado di realizzare elevate performance qualitative, eppure non siamo ancora stati capaci di incrementare queste percentuali. Dovrebbe essere questa la sfida dell’intero tessuto produttivo ma anche della politica nei prossimi anni”.