È “mala depurazione”, dalla costa teramana a quella chietina: sette punti su nove “fuorilegge”, sei dei quali “fortemente inquinati”.
L’ottanta percento dei campionamenti effettuati dai biologi della Goletta Verde lungo le coste abruzzesi, principalmente alle foci di fossi e torrenti, hanno evidenziato la presenza di una carica batterica eccessiva, ben oltre le soglie consentite dalla legge. Gravi e croniche carenze di un sistema depurativo che impone una svolta immediata: azioni risolutive e durature sul fronte della qualità delle acque abruzzesi. Una sfida non più rinviabile che deve chiamare a raccolta istituzioni e società civile affinché vengano date finalmente risposte certe ai cittadini e tutelati gli ecosistemi fluviali e marini della regione. È per questo che Legambiente propone la costituzione di un tavolo di lavoro per affrontare con urgenza i limiti di un sistema depurativo delle acque reflue noto da tempo e non più sostenibile. È l’appello lanciato da Goletta Verde, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati che fino a giovedì farà tappa in Abruzzo, oltre che per verificare lo stato di salute del mare, anche per puntare l’attenzione sulla cementificazione delle coste e il consumo di suolo e sulla necessità di avviare, per la tutela delle specie marine e per gli stessi operatori di settore, un reale sviluppo sostenibile del territorio. Una proposta di un tavolo di coordinamento permanente tra istituzioni e associazioni di categoria lanciata durante la presentazione dei dati del monitoraggio scientifico dell’equipe di biologi di Legambiente, illustrati questa mattina in conferenza stampa a Pescara da Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, Angelo di Matteo, presidente Legambiente Abruzzo, alla presenza del comandante della Direzione Marittima Luciano Pozzolano e dell’assessore regionale al Turismo Mauro Di Dalmazio. Quattro i campionamenti effettuati in provincia di Teramo. Nel comune di Giulianova e precisamente nei pressi del canale tra il porto e lo stabilimento balneare presso il lungomare Zara, il campionamento viene giudicato “fortemente inquinato”. Uno scarico aperto anche ieri al passaggio della Goletta Verde a Giulianova. Altri punti “fortemente inquinati” sono risultati essere quelli nei pressi della Foce del fiume Vibrata, nel comune di Alba Adriatica e nei pressi della Foce del torrente Calvano del comune di Pineto. Entro i limiti di legge, invece, i valori di carica batterica riscontrata nel campionamento effettuato nel comune di Roseto e precisamente di fronte alla spiaggia in località Borsacchio. Giudizio negativo anche per le analisi di uno dei due campionamenti effettuati a Pescara. È risultato, infatti, “fortemente inquinato” il campione prelevato nei pressi della Foce del fosso Vallelunga; mentre sempre a Pescara ha superato l’esame il prelievo nei pressi della spiaggia di via Balilla. Tutti oltre i limiti di legge gli inquinanti riscontrati nei campionamenti in provincia di Chieti. Due di questi sono stati giudicati “fortemente inquinati”: si tratta dei prelievi effettuati nei pressi della Foce del Fosso Marino a Vasto e nei pressi della Foce del torrente Buonanotte del comune di San Salvo. “Inquinato”, invece, il prelievo nei pressi della Foce del fosso San Lorenzo a Francavilla a mare. Tutti i campionamenti sono stati effettuati il 21 giugno scorso. “Le analisi effettuate in Abruzzo testimoniano le gravi lacune che ancora oggi presenta il sistema depurativo regionale, inadeguato e non sufficientemente idoneo ad abbattere il carico inquinante dei volumi di acque reflue prodotti dall’agglomerato urbano – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – Il nostro monitoraggio rispecchia quanto già emerso dai più recenti dati Istat 2008, secondo cui l’Abruzzo, con il 53,8% è tra le peggiori regioni d’Italia per l’esigua percentuale di popolazione servita da un efficiente servizio di depurazione. Il nostro lavoro di denuncia è sempre indirizzato a un confronto costruttivo e risolutivo, finalizzato a obiettivi ben precisi. È per questo che non siamo entrati nella polemica legata alla recente pubblicazione dei dati abruzzesi sulla balneazione del Ministero della Salute. È indubbio che l’Abruzzo sia stato penalizzato da un calcolo fatto sulle aree di balneazione e non sui chilometri di costa, ma al contempo sarebbe opportuno che le istituzioni competenti portino avanti fin da subito un serio monitoraggio anche delle foci dei fiumi e in tutti quei tratti di mare che, pur essendo inibiti alla balneazione, vanno tenuti sotto stretta osservazione, rappresentando il sintomo di una situazione nazionale non più trascurabile e che va indagata e risolta”. I tecnici di Legambiente eseguono il controllo dello stato di qualità del mare e delle coste con particolare attenzione al rischio di inquinamento causato dalla mancanza o inadeguatezza del servizio di depurazione, senza per questo volersi sostituire al ruolo delle istituzioni preposte. La denuncia di Legambiente non è fine a se stessa. Vuole piuttosto essere un momento di confronto e incontro con le amministrazioni per capire quali siano i problemi e quali le possibili soluzioni. Ed è per questo che da Goletta Verde parte l’appello ad istituire subito un tavolo di lavoro tra Regione, Provincie, Comuni, associazioni di categoria interessate per una strategia marina che non prescinda dalla sinergia delle parti, un monitoraggio costante, l’efficienza dei controlli e la tempestività di intervento sulle problematiche della depurazione. “Come Legambiente – sottolinea Angelo di Matteo, presidente Legambiente Abruzzo – ci facciamo promotori di questo tavolo, perché riteniamo che le criticità evidenziate da anni siano risolvibili solo con l’intenzionalità e l’impegno tra tutte le parti chiamate in causa. Pretendiamo che la prossima stagione estiva sia indenne da questi problemi perché è fattibile e doveroso risolverli, a partire da subito per garantire la salute dei cittadini, la qualità del mare e l’economia locale. La situazione della depurazione, e dei problemi ormai evidenti a tutti, non ha solo forti ripercussioni ambientali ma anche sociali ed economiche che l’Abruzzo non può più permettersi. Il coordinamento e la sinergia tra i vari soggetti aiuta a migliorare la situazione. Chiediamo che questo venga messo al primo punto dell’agenda politica degli amministratori del territorio. Continueremo, inoltre, a vigilare sull’operato delle società che gestiscono il ciclo delle acque e della depurazione affinché i problemi vengano risolti subito e con efficacia e che gli enti preposti dispongano di maggiori risorse per i controlli”. Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è Main Partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega Antonio Mastrostefano, responsabile Comunicazione del COOU. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto – continua – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Nel 2012 in Abruzzo, il Consorzio ha raccolto 3.126 tonnellate di oli lubrificanti usati, 585 delle quali in provincia di Pescara.