Abruzzo in allarme: 80mila persone in disagio occupazionale

disoccupazionePescara. Allarme dalla Uil: 80mila abruzzesi patiscono il disagio occupazionale. Campo traccia il bilancio: “Peggio della media nazionale”.

Il disagio occupazionale in Abruzzo si traduce in oltre 80.000 persone con problemi di lavoro. Lo afferma il segretario generale della Uil Abruzzo, Roberto Campo che fotografa la situazione attuale. Nel 2009, primo e piu’ violento anno della crisi, sono stati persi 24.000 posti di lavoro (da 518.000 occupati nel 2008 a 494.000 nel 2009). Va pero’ detto – rileva Campo – che 518.000 e’ stato un picco: nel 2006, gli occupati erano 498.000; 502.000 nel 2007. Nel 2012, gli occupati sono stati 508.000. 10.000 in meno rispetto al picco del 2008. I lavoratori assistiti dalla cassa in deroga sono circa 10.000. La risposta che ha dato al problema del finanziamento degli ammortizzatori sociali il Consiglio dei Ministri di venerdi’ 17 maggio e’ insufficiente: si rischia di non garantire la continuita’ dei trattamenti fino a fine anno. Almeno altri 10.000 lavoratori, stima molto, molto prudenziale, utilizzano la cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria. Inoltre, e’ fortemente aumentato il numero degli inoccupati/disoccupati: 36.000 nel 2008, 62.000 nel 2012: + 26.000. Le crisi aziendali aperte sono numerose, e anche dove non si fa ancora uso di ammortizzatori, vi sono numerosi posti di lavoro a rischio. Se tiriamo le somme, considerando 62.000 disoccupati e 20.000 cassaintegrati, piu’ le vertenza aperte, dobbiamo contare ben oltre 80.000 persone con problemi occupazionali. E’ cosi’ – afferma il segretario Uil – che siamo diventati una regione con piu’ problemi occupazionali che nella media nazionale, quando eravamo una regione con meno problemi occupazionali, pur a fronte della stagnazione e delle recessioni 2000-2008. La crisi ha cambiato in peggio le cose. Questa tendenza negativa e’ confermata anche dal confronto tra i dati della cassa integrazione di aprile 2013 con aprile 2012: Italia +16,1%, Abruzzo +56,2%. La mobilitazione sindacale unitaria, nazionale e regionale – conclude Roberto Campo – chiede che i problemi del lavoro siano al primo posto: frenare l’emorragia di posti di lavoro, fare politiche per la crescita, ridurre le tasse sul lavoro, abbattere i costi eccessivi dell’amministrazione e della politica.

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