“Gli abruzzesi non possono più sostenere il fardello di una gestione del sistema idrico integrato appesantita da debiti e caratterizzata da una gestione spesso inefficiente”.
È quanto dichiarano in una nota il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci ed il capogruppo in consiglio regionale Camillo D’Alessandro, secondo cui “Chiodi ed il centrodestra sono direttamente responsabili del mancato controllo: hanno nominato dirigenti regionali come commissari degli Ato, gli enti che hanno un controllo diretto sulle società di gestione. Ma in questi 5 anni il controllo non c’è stato, e per tutta la legislatura Chiodi e il centrodestra sono responsabili di una parte consistente del debito accumulato: una responsabilità pesante di cui risponderanno davanti agli abruzzesi e che ha aggravato una situazione già critica. E’ il momento di cambiare radicalmente la gestione del settore”.
I due ricordano poi che “era stato il centro sinistra, con Del Turco, ad avviare la fase di commissariamento già dal 2008 proprio perché i sindaci non riuscivano ad esercitare la funzione di controllo. Da allora sono trascorsi inutilmente quasi cinque anni ed a nulla servono conferenze stampa e dichiarazioni dell’ultima ora come se struttura dirigenziale e Presidente di Regione venissero da Marte. Inoltre il PD in questa legislatura ha presentato progetto di riordino. Per salvare il diritto dei cittadini ad una gestione pubblica del servizio idrico è necessario che la politica esca dai consigli d’amministrazione – dicono Paolucci e D’Alessandro – come ha chiesto da tempo il PD ed attuato in alcuni contesti, e che a guidare le aziende siano solo manager qualificati selezionati con bandi pubblici. Occorre ridurre il numero delle società di gestione fino a giungere ad un unico soggetto pubblico, con certificatori indipendenti di bilancio che aiutino a comprendere la reale consistenza della massa debitoria. E chi nei consigli d’amministrazione attuali ha responsabilità su gestioni inefficienti, si faccia da parte. Anzi, vanno individuati strumenti che attraverso un forte controllo pubblico consentano di rimuovere i componenti dei cda di fronte a gestioni poco corrette o al mancato raggiungimento degli obiettivi”.
Su un punto, sottolineano Paolucci e D’Alessandro, “non siamo disposti a fare alcun passo indietro: che venga rispettato il referendum con il quale gli italiani hanno ribadito che l’acqua resti un bene comune, e dunque nella disponibilità di tutti. Si rimuovano le inefficienze, la Regione eserciti il suo dovere di controllo sulle società di gestione, si adottino i modelli di efficienza che altre Regioni hanno saputo mostrare: ma non si utilizzino scuse per giungere alla privatizzazione ed avviare con le menzogne la campagna elettorale per le regionali”.