Una “scelta di dignità”, sulla quale ha inciso anche il disagio dei componenti a fronte di scomposte e strumentali reazioni a decisioni inevitabili nella gestione e nell’azione sindacale, oltre ad una insufficiente sinergia con la Federazione Nazionale della Stampa.
I giornalisti dimissionari lamentano la mancanza di trasparenza della FNSI nel rapporto col SGA e i componenti eletti, ma anche il supporto a proposte e iniziative, surrogate con altre, autonome e in alcuni casi persino non condivise nei tempi, nella forma e nella sostanza. Alle dimissioni e alle motivazioni che ne sono alla base, illustrate a tutti gli iscritti in un documento fatto loro pervenire dal SGA, hanno aderito anche i consiglieri nazionali FNSI regolarmente eletti in Abruzzo, i quali hanno rimesso il mandato in segno di condivisione e di solidarietà.
I componenti del direttivo sottolineano non solo di essere riusciti a risanare tra mille difficoltà i conti del sindacato, salvandolo dal crac, ma anche che su questo cammino sono stati frapposti ostacoli meschini e beceri dall’esterno e dall’interno. Non ultima la strumentale ed autolesionista richiesta del fiduciario Casagit di sospendere il contributo al funzionamento della sede, assolutamente priva di alcun fondamento. L’assurdità di tale “temeraria” richiesta, che, ovviamente, non ha riscosso alcun credito a Roma, avrebbe comportato l’immediata chiusura del SGA. Per scongiurare proprio questa eventualità il direttivo si era speso nei mesi precedenti in una complessa, rigorosa e avveduta politica di spending review, su cui c’è stato persino chi ha ritenuto di speculare con volgari e gratuite accuse di “mala gestio”, che ben qualificano chi le ha rivolte.