Quanto costa mandare il proprio figlio al nido, in Abruzzo? In media 255 euro al mese, ben al di sotto della media nazionale, che si attesta sulle 302 euro. E’ quanto emerge dalla ricerca messa a punto dall’Osservatorio prezzi&tariffe di Cittadinanzattiva che ha analizzato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio di età compresa tra zero e tre anni), con reddito lordo annuo di 44.200 euro e Isee di 19.900 euro.
Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media, 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana.
La città di Chieti si attesta al sesto posto tra le città meno care d’Italia per le rette degli asili nido comunali, superata solo da Catanzaro (70 euro), Vibo Valentia (120 euro), Cagliari (133 euro), Roma (146 euro) e Reggio Calabria (158 euro).
In linea generale, è dura la vita per le giovani coppie, fra difficoltà nel far accedere i propri figli ad asili comunali, alti costi e disparità economiche anche all’interno della stessa regione: si registra, infatti, una differenza di 168 euro tra il capoluogo abruzzese più caro, Pescara (330 euro), e il suo opposto, Chieti appunto (162 euro).
In positivo, dal 2006 ad oggi, le tariffe in Abruzzo sono rimaste invariate.
Secondo la banca dati del Ministero degli Interni sulla fiscalità locale aggiornata al 2010, in Abruzzo ci sono 52 asili nido comunali per 2.026 posti disponibili. Gran parte di questi è presente in provincia di Chieti (19, con 776 posti), seguita dalla provincia di Teramo (17, con 746 posti).
Sempre in Abruzzo, il 22 per cento dei richiedenti rimane in lista di attesa, a fronte di una media nazionale del 23,5 per cento.
“E’ evidente che ancora oggi manca, nel nostro Paese, un sistema di servizi per l’infanzia equamente diffuso ed accessibile su tutto il territorio e adeguate agevolazioni fiscali a sostegno dei nuclei familiari con bambini piccoli” commenta Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva. “Le misure a favore di tali servizi rappresentano un investimento intergenerazionale che produce effetti nel lungo periodo e quindi di scarso ‘appeal’ per una classe politica poco lungimirante e concentrata sul consenso immediato. D’altro canto la riduzione delle risorse a disposizione degli enti locali e la rigidità del patto di stabilità non aiutano a far ripartire gli investimenti in tal senso anzi contribuiscono a tagliare sempre di più le risorse destinate alla spesa sociale. Di questo passo difficilmente riusciremo a colmare il gap nei confronti dell’Europa e centrare la copertura del servizio del 33 per cento giù prevista per il 2010″.