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Riordino della Province, l’assordante silenzio del Governatore

Tutti discutono, le proposte si accavallano, ma…c’è un ma. Ed è l’evidente assenza del presidente della Regione Gianni Chiodi nel dibattito relativo al riordino delle Province. Un Governatore che preferisce rimanere in disparte, nell’ombra. Preferisce non prendere posizione.

Tuttavia, c’è qualcuno convinto della necessità di un suo intervento sulla questione. Quel qualcuno è il consigliere regionale del Pd, Claudio Ruffini, il quale ha voluto inviare al Governatore una lettera nella quale spiega le ragioni per cui Chiodi, da presidente di tutti gli abruzzesi e da ex sindaco della città di Teramo, dovrebbe intervenire e dire la sua.

 

“Egregio Presidente,

il recente dibattito sul riordino delle Province abruzzesi ha finora fatto registrare un grande assente: il Presidente della Regione Abruzzo. Sono ormai mesi e mesi che sindaci, amministratori, componenti del CAL, società civile ed associazioni, si confrontano sulle varie ipotesi di riorganizzazione dell’Abruzzo. Spiace rilevare che dal Presidente della Regione non ci sia stata finora nessuna presa di posizione, nessuna indicazione, nessuna espressione di volontà politica verso un’ipotesi oppure l’altra. Le dico questo, Presidente Chiodi, perché Lei oltre ad essere il Presidente della Regione Abruzzo, è stato anche il sindaco di Teramo. Il suo ruolo e quello che Lei ha rappresentato e tuttora rappresenta per Teramo città e Provincia, non possono esimerLa da un protagonismo su questa vicenda. Basti pensare che oggi la sua Giunta regionale è largamente rappresentativa del capoluogo di Provincia. Una Provincia del cui destino però non vi state occupando. Invece di registrare un Suo “attivismo” Presidente, devo registrare l’isolamento del sindaco di Teramo Maurizio Brucchi (ma anche degli altri componenti teramani del Cal), colpevolmente lasciato da Lei e dalla politica regionale “teramana” da solo, a difendere un’ipotesi che finora ha trovato pochi consensi (parlo della conferma di tre capoluoghi). Dopo l’incontro che si è svolto a Teramo lo scorso mese di agosto e che doveva servire ad avviare un’analisi approfondita per individuare prospettive e iniziative sul riordino delle Province, nessuno ha registrato più quale fosse l’idea del Governatore della Regione Abruzzo in merito alla riorganizzazione delle stesse. Ritengo che l’idea odierna che oggi avanza, ovvero l’accorpamento di Teramo con L’Aquila, nasca ed abbia trovato linfa anche da questo disinteresse per l’argomento e per la difesa della provincia di Teramo da parte della politica regionale teramana. Nel Cal, tra l’altro, questa ipotesi viene fortemente sostenuta dal Presidente della Provincia dell’Aquila e dal Sindaco dell’Aquila. Personalmente, ritengo che con questa ipotesi la provincia di Teramo in Abruzzo sarà quella che pagherà il prezzo più alto. In generale per Teramo questo riordino significherà meno servizi, meno identità culturale e territoriale, meno analisi delle criticità del territorio, meno presenza dello Stato. Credo inoltre che una Teramo “svuotata” di funzioni e competenze aumenterà la fuga di alcuni territori verso altre città o province. Penso alla Val Vibrata che guarderà sempre di più all’ascolano e alla Val Fino che vedrà in Pescara il naturale centro di riferimento economico. Dal punto di vista pratico a Teramo bisognerà puntare al mantenimento dei servizi essenziali come la sicurezza (ovvero mantenere almeno la Questura) la Camere di Commercio e gli Uffici Finanziari. Su una cosa mi sono trovato d’accordo con Lei Presidente: sul fatto di chiudere tutte le province. Così come sono d’accordo nell’andare verso un’unica provincia in Abruzzo, il cui futuro deve essere quello di muoversi in direzione di un’aggregazione più ampia, come la macro-regione adriatica con Marche e Molise. Un’unica Provincia in Abruzzo permetterebbe in futuro di ridisegnare la mappa dei servizi pubblici statali e regionali salvaguardando la centralità degli attuali capoluoghi rispetto ai territori e la funzionalità dei servizi per aree omogenee. Ma nel frattempo, la nostra Provincia ha bisogno di una “difesa” forte ed autorevole, abbiamo bisogno di fare squadra assieme, abbiamo la necessità di ritrovarci attorno ad un’idea condivisa. Tutto questo Presidente non è stato possibile perché è mancata la Sua iniziativa, la sua regia. Ed oggi, al di là delle pronunce della Corte Costituzionale sulla legittimità del riordino, quello che resta è che la provincia di Teramo esce indebolita e senza una proposta forte e largamente rappresentativa dell’identità del nostro territorio. Teramo con L’Aquila non è la fine del mondo. Ma dagli umori che si avvertono è anche la soluzione meno gradita ai nostri concittadini. Ed è a loro Presidente che Lei deve rivolgersi spiegando ed accompagnadoli verso questa ipotesi. Auspico che la Corte Costituzionale accolga i ricorsi presentati dalle Regioni e che si torni a discutere del riassetto della pubblica amministrazione superando le divisioni attuali che nulla hanno a che fare con un’amministrazione efficace. Così come auspico comunque un Suo intervento sul riordino delle province che tenga conto delle riflessioni che Le ho sottoposto”.