“Uno scellerato provvedimento del governo Berlusconi contro cui le regioni Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e Basilicata si sono appellate” spiega Gianna Di Crescenzo, responsabile Scuola del Pd abruzzese, “perché, di fatto, le esautorava da una delle loro prerogative: organizzare la rete scolastica. Ovviamente non solo la Regione Abruzzo non ha presentato ricorso, pur trovandosi a dover tagliare ben 24 autonomie scolastiche, ma ha proceduto, senza battere ciglio, ad applicare quanto previsto dall’articolo 19. Questo mentre i rappresentanti dell’opposizione del Partito Democratico nell’Emiciclo tentavano di fermare questa ulteriore scure sulla già martoriata scuola pubblica e su aule sempre più affollate e non a norma. I consiglieri, infatti, hanno presentato in Consiglio il documento della Conferenza Stato-Regioni e delle Province autonome approvato nella seduta del 27 ottobre 2011, in cui si proponeva al Ministero che le istituzioni deputate al ruolo e gli Enti Locali potessero tornare ad esercitare la propria competenza e a programmare le autonomie scolastiche su territorio e di valutare gli eventuali accorpamenti tenendo conto delle condizioni geografiche, socioeconomiche e storiche del territorio, nonché della situazione dell’edilizia scolastica. Come per la sanità, anche per la scuola è stato necessario che la giustizia ristabilisse uno stato di diritto negato dal governo Berlusconi e non riconosciuto da Chiodi e dalla sua maggioranza”.