Emerge dallo studio realizzato dal ricercatore Aldo Ronci per la Cna Abruzzo, relativo al quarto trimestre dello scorso anno. L’indagine è stata presentata a Pescara, presenti presidente e direttore della confederazione artigiana, Italo Lupo e Graziano Di Costanzo.
Tra ottobre e dicembre, secondo dati Bankitalia, il credito erogato ha subito una flessione di 223 milioni rispetto al trimestre precedente: 23 miliardi e 131 milioni, contro 23 miliardi e 354 milioni, con un valore percentuale (0,95%) superiore allo 0,38% nazionale.
A fare le spese del taglio è stato il mondo delle imprese, che ha subito una sforbiciata di 228 milioni, suddivisi tra i 220 in meno a società non finanziarie e otto a micro imprese; il contrario di quanto accaduto alle ‘famiglie consumatrici’, in attivo di 5 milioni.
Sul piano territoriale, rileva l’indagine, i tagli non sono stati affatto omogenei nelle quattro province abruzzesi.
A fronte del picco registrato a Teramo (-88 milioni, 3,87% in meno), le altre aree hanno subito cadute più lievi, come Chieti (-57), L’Aquila (-51) e Pescara (-32).
A livello settoriale, il comparto che ha subito i tagli più robusti è quello delle costruzioni (-163), seguito dall’industria manifatturiera (-93), con l’area dell’abbigliamento particolarmente penalizzata (-47).
In controtendenza la produzione di mezzi di trasporto (+27) e, soprattutto, l’area immobiliare (+79). Analizzando i dati emerge che, nonostante il taglio del credito alle imprese, la tendenza al risparmio continua a crescere in tutto l’Abruzzo, di trimestre in trimestre: i depositi e il risparmio postale, sempre nel quarto trimestre 2016, hanno segnato un incremento di 381 milioni (+1,5%), con il Chietino in testa (+184).
Marcato il rapporto tra credito erogato e ‘sofferenze’, ovvero i crediti non più esigibili dalle banche, che crescono a vista d’occhio e in progressione geometrica: 50 milioni, con un aumento dell’1,26% (in Italia 2,1%).
Un “andamento abnorme (17,24% nel rapporto con il credito erogato, 12,37% in Italia) che fa schizzare alle stelle i tassi di interesse praticati sulle cosiddette ‘operazioni a revoca’: in Abruzzo è salito all’8,08%, a fronte del 4,94% nazionale, e dunque con uno spread enorme, pari a 3,14 punti percentuali”.
Tra le cause dei tagli al credito, secondo Ronci, anche il fatto che “le piccole banche abruzzesi non esistono più: sono tutte non abruzzesi e, quindi, meno sensibili alle peculiarità territoriali.
Una situazione che ha comportato un decremento del credito erogato delle piccole banche di 95 milioni, in controtendenza con il sostegno assicurato nel passato”.
“Mai come in questo momento di difficoltà delle imprese – dice Italo Lupo lanciando un appello alla Regione – occorrerebbe immettere nel circuito economico risorse pubbliche, soprattutto quelle derivanti da bandi europei. Capitolo sul quale, purtroppo, l’Abruzzo certo non brilla attualmente per celerità”.
Al sistema bancario Graziano Di Costanzo chiede di “cambiare registro per dar vita a una nuova alleanza con il mondo delle piccole e micro imprese per riaprire i cordoni della borsa.
La restrizione del credito al sistema produttivo non ha impedito la crescita delle sofferenze e dei crediti non riscossi – osserva – Nello stesso tempo occorre utilizzare al meglio tutti gli strumenti esistenti, legislativi e non, come la legge Bassanini o il Fondo centrale di garanzia, per accrescere e favorire, anche attraverso il ruolo dei confidi, l’aumento del credito alle attività produttive”.