D’Alfonso è indagato anche in un’altra inchiesta della procura dell’Aquila relativa ad appalti della Regione.
Per la vicenda ex Cofa con D’Alfonso sono indagati anche l’ avvocato Giuliano Milia, difensore del governatore, il dirigente del comune di Pescara, Guido Dezio, ex braccio destro di D’Alfonso, l’ex consigliere regionale del Pd Claudio Ruffini, ex segretario particolare del presidente (anche lui coinvolto nell’inchiesta dell’Aquila), e Vittorio Di Biase, dirigente del servizio Genio civile della Regione.
Per ora l’ipotesi di reato sarebbe quella di abuso d’ufficio.
Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Pescara, riguarderebbero una pratica urbanistica rilasciata dal Comune di Pescara sull’ipotesi di recupero attraverso uno strumento pubblico-privato della zona, sul quale c’è stato anche uno scontro politico.
Gli indagati, secondo quanto appreso, sono stati già interrogati nei giorni scorsi. Inoltre sarebbero indagati anche alcuni funzionari del comune di Pescara.
“Per quello che ho fatto all’ex Cofa – dice D’Alfonso interpellato sulla vicenda – mi aspetto la cittadinanza onoraria. Tanto quanto è vera la notizia data – aggiunge – allo stesso modo ne sarà vera subito un’altra: la posizione assolutamente meritoria della Regione che ha demolito un manufatto abbandonato e nei decenni divenuto ricovero per senzatetto oltre che oggetto d’emergenza ambientale. Per questo motivo attendo con insuperabile tranquillità l’evolversi della vicenda che giudico documentalmente improbabile”.
L’indagine ha avuto un’accelerazione dopo il trasferimento da parte della procura aquilana ai colleghi pescaresi di atti emersi nell’ambito della maxi inchiesta dei pm del capoluogo sulla gestione degli appalti pubblici durante la presidenza D’Alfonso. In particolare, secondo quanto si è appreso, tra il materiale d’indagine ci sarebbero intercettazioni ritenute “interessanti”.
La maxi-inchiesta aquilana ha portato ad 11 fronti finora conosciuti e 33 indagati complessivi.
Sull’area dell’ex Cofa è divampata una polemica politica portata avanti in particolare da M5s riguardante anche il progetto della società Pescaraporto per la realizzazione di un complesso edilizio nell’area ex Edison, con la costruzione di tre edifici di sette piani.
Pescaraporto risulta intestata a due società minori: Viana, di cui sono azionisti i costruttori Andrea e Luca Mammarella e Uropa, di cui sono soci Ugo, Roberto e Paola Milia, figli dell’avvocato di D’Alfonso, Giuliano Milia.
“Apprendiamo dalla stampa un’ennesima indagine che investe il Presidente Luciano D’Alfonso. Questa è una nuova ferita per una regione che non merita di balzare alle cronache, ancora una volta, per queste motivazioni. Il Governatore venga a riferire in Consiglio regionale i motivi di questa ennesima vicenda giudiziaria che lo vede tra gli indagati. I cittadini hanno il diritto di sapere cosa succede. Mi sento, inoltre, di ringraziare magistratura inquirente e polizia giudiziaria, ritengo che la rilettura degli atti amministrativi da parte dell’Autorità giudiziaria rappresenti una garanzia di legalità, ma un politica sana dovrebbe avere gli anticorpi necessari per evitare l’attenzionamento continuo da parte degli organi di giustizia. Evidentemente questo governo regionale ha seri problemi di gestione della cosa pubblica. Un governo regionale sotto inchiesta rende la regione meno attrattiva sotto tanti punto di vista”.
Senza entrare sul penale siamo comunque di fronte a uno scandalo alla luce del sole”. Così Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista dopo la notizia che la Procura di Pescara ha iscritto nel registro degli indagati il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, e altre persone, in un’inchiesta relativa alla vicenda del recupero del complesso ex Cofa, l’area di 35 mila metri quadrati di proprietà della Regione, che per trent’anni ha ospitato il mercato ortofrutticolo pescarese. “Non conosco i particolari – dice in una nota – ma segnalo che l’inchiesta che coinvolge a Pescara il Presidente D’Alfonso e il suo avvocato riguarda il piano particolareggiato su cui avevo denunciato la porcata con cui la politica ha reso legittimo un progetto che era stato bocciato dal TAR proprio su mia iniziativa”