Agricoltura Abruzzo, ripartire dal valore della terra

agricoltura“Se vogliamo dare un futuro dignitoso ai nostri figli, dobbiamo scommettere su un profondo rinnovamento, prima di tutto etico, dobbiamo tornare ad occuparci di ciò che ci circonda, di ciò che può essere la nostra più naturale vocazione, ritrovare l’identità dei nostri avi, le tradizioni, le usanze, riconnetterci con il nostro territorio, la sua forma, la consistenza della terra, gli odori e sapori, il paesaggio e l’arte”.

Ne è convinta Lucia Proto, responsabile Donne IDV Abruzzo, nonché membro del Dipartimento IDV Ambiente che, nei giorni scorsi, ha partecipato ad un incontro che si è svolto ad Ofena con molti agricoltori e allevatori abruzzesi.

“Molti agricoltori e allevatori” spiega in una nota “sin dal terremoto del 2009, lavorano in locali che hanno subito danni strutturali e, pur avendo fatto richiesta di aiuto alle istituzioni per restaurarli, non sono stati ancora considerati. Molti usano macchine vetuste, con l’impossibilità di cambiarle per gli elevati costi. Molte di queste persone hanno una certa età, sono persone semplici che conoscono il linguaggio della terra ma non del computer. Ma soprattutto questi settori soffrono ormai da molti anni di politiche agricole errate, che hanno incentivato e sviluppato solo i grandi produttori, l’agricoltura e l’allevamento di tipo industriale, il commercio di diserbanti e pesticidi che avvelenano la terra e i prodotti, lo spaccio di sementi trattati geneticamente che producono frutta e verdura che durano pochissimo tempo e devono così essere vendute subito e a prezzi imposti dagli speculatori del mercato orto-frutticolo. Le patate del Fucino, per esempio, non si mantengono più nel fresco dei magazzini e i coltivatori sono costretti a svenderle subito agli speculatori. I nostri agricoltori non ce la fanno più, sono sempre più indebitati e costretti a logiche di mercato e nemmeno noi consumatori stiamo più bene, mangiamo frutta, verdura e carne di animali avvelenati, dopati, pieni di ormoni. Il nostro territorio non sta più bene, l’inquinamento atmosferico continua ad innalzare le temperature provocando terremoti, piogge alluvionali, grandinate distruttive, gelate e lunghi periodi di siccità. Tutto questo sta uccidendo la nostra terra, insieme all’abbandono della cura del suolo, della manutenzione della vegetazione delle nostre colline, della mancata creazione delle canalizzazioni dell’acqua, degli argini attraverso la piantumazione di alberi; insieme alla speculazione edilizia, le costruzioni negli alvei fluviali, gli scarichi a dispersione nel suolo, l’inquinamento delle falde acquifere, l’abbassamento della capacità della terra di assorbire l’acqua a causa dell’uso di prodotti chimici, dei rifiuti e del cemento”.

“Le persone hanno il diritto di ricavare dagli animali e dalla terra gli elementi che questi mettono a disposizione per migliorare la loro vita e per ricevere prodotti che servono loro a sopravvivere” aggiunge Gianmarco Piccone, responsabile del Comitato Anti-vivisezione. “Bisogna investire sull’innovazione tecnologica e sui modelli di sviluppo sostenibili che non violentino l’ambiente e permettano invece la nascita di un economia più equa”.

 

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