Lo ha affermato, questo pomeriggio a Chieti, il presidente della Regione e Commissario ad acta per la sanità Gianni Chiodi, in occasione del confronto con il Ministro per la Salute Ferrucio Fazio, sul tema “Dal Piano di Rientro al Piano di Sviluppo – Verso una Sanità più efficiente al servizio del cittadino”, che si è svolto al Teatro Marrucino.
“La sanità abruzzese – ha ricordato Chiodi – è stata la prima ad essere commissariata per il modo in cui aveva gestito il sistema sanitario. Questo ha determinato l’intervento dello Stato e delle altre Regioni che non tolleravano più il fatto di vedere l’Abruzzo mettere a repentaglio non solo i propri conti, ma anche quelli degli altri. E’ stata questa situazione – ha aggiunto – a rendere necessario il Piano di rientro dal deficit sanitario. Nel 2007 il sistema delle Regioni ha, in sostanza, acconsentito a dare un aiuto all’Abruzzo, ormai in default, per far fronte alle obbligazioni già contratte, a patto, però, che rientrasse di tutti i debiti già esistenti relativamente ai disavanzi delle passate gestioni. In più la Regione era tenuta a migliorare il proprio sistema sanitario dal punto di vista dei livelli di assistenza. Poi è arrivato il Commissariamento che, invece, è stato l’effetto di altri fenomeni disdicevoli e cioè l’utilizzo delle risorse del Fondo sanitario nazionale anche per scopi diversi dalla sanità e quindi per coprire parte dei bilanci regionali”.
Un debito enorme, derivante da distrazioni di fondi, arrivato a ben 528 milioni di euro, 1000 miliardi delle vecchie lire.
“Il disavanzo accumulato in dieci anni era addirittura pari a circa 2 miliardi e mezzo di euro, – ha puntualizzato ancora Chiodi – tanto che l’Abruzzo è stata definita “Regione Canaglia”. Le liste d’attesa, già allora, erano lunghissime. Mancavano del tutto i controlli nei confronti della sanità privata ed il blocco del turn-over, da un certo punto in poi, ha impedito di continuare a formare la classe medica”. Con la nomina del Presidente Chiodi, l’azione commissariale ha intrapreso un cammino severo, capace di ridurre gli sprechi e gli eccessi e di creare le condizioni per poter investire nella qualità dei servizi. Questo percorso, da una parte, ha consentito nel 2010, per la prima volta nella storia della Regione, di registrare un equilibrio nella gestione economica del sistema sanitario regionale e dall’altra, ha permesso lo start up di indispensabili forme di riorganizzazione di attività e strutture, attraverso la definizione dei fabbisogni sanitari. Tra questi fatti nuovi occorre citare la riconversione dei piccoli ospedali (obsoleti e non più sicuri) in presidi territoriali; la rimodulazione delle unità operative e dei dipartimenti. Condizione necessaria per ammodernare gli ospedali per renderli più efficaci nella medicina attuale e futura; l’integrazione delle reti sia ospedaliera che territoriale”.
Per quanto attiene, invece, alle misure di controllo della spesa pubblica per la sanità, una misura indispensabile per il raggiungimento dell’equilibrio di bilancio è stata, ricorda Chiodi, la definizione dei tetti totali di spesa della ospedalità privata sia per i pazienti residenti in regione che per quelli di fuori, tetti mantenuti inalterati rispetto al 2010 e, per la prima volta nella storia, fissati per un biennio. “Poi, recentemente” continua il presidente, “si è avuta l’approvazione del piano regionale per la riduzione delle liste d’attesa, l’attuazione di gare regionali in unioni di acquisto, la dotazione della Carta dei Servizi che ha l’obiettivo di fornire informazioni sull’accesso e sulla fruibilità dei servizi sanitari offerti dalla nostra regione. Siamo entrati così nella fase che prevede l’ottimizzazione delle risorse, anche attraverso l’integrazione e la cooperazione tra pubblico e privato. Ora, grazie al raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario, l’Abruzzo vuole rientrare a pieno titolo tra le Regioni italiane che meritano di essere definite “Virtuose”, attivando l’Abruzzo versione 2.0, un circuito di sviluppo in grado di aumentare la qualità e ridurre contemporaneamente il costo del servizio. Un risultato che punta, nel giro di poco tempo, a trasformare la regione in un polo di eccellenza nella sanità pubblica italiana”.
Il presidente Gianni Chiodi ha poi rimarcato i risultati raggiunti negli ultimi tre anni: “Quando ci siamo insediati, abbiamo trovato 4 miliardi di euro di debiti complessivi, di cui 2,5 miliardi sulla Sanità. Numeri catastrofici che hanno portato l’Abruzzo ad essere la regione più indebitata d’Italia. Questo debito era figlio di una spesa sanitaria gigantesca che ha portato la regione ad accumulare un buco che ha messo addirittura a rischio il pagamento degli stipendi delle Asl. Per questo – ha proseguito il presidente Gianni Chiodi – abbiamo dovuto attuare il famoso Piano di Rientro per evitare il default, considerando che, come certificato dal Tavolo tecnico, erano stati distratti dai precedenti governi regionali 528 milioni di euro, da utilizzare per finanziare altre voci della spesa ordinaria regionale. E’ stato questo disavanzo a portare al commissariamento della Regione che nel dicembre del 2010 doveva ancora coprire un deficit di 360 milioni di euro, coperti a loro volta per 200 milioni con un mutuo dello Stato e per i restanti 160 milioni, attraverso l’utilizzo di risorse derivanti dai Fondi Par-Fas. In questo modo siamo riusciti a raddrizzare un sistema che, prima del nostro arrivo, perdeva 107 milioni di euro l’anno. Grazie al Piano di Rientro – ha detto ancora Gianni Chiodi – si è riusciti dal 2008 al 2010 a diminuire la voce dell’indebitamento del 44%. Un risultato senza precedenti che ha portato la Regione Abruzzo ad ottenere il pareggio di bilancio nel luglio del 2010, come certificato dal Tavolo di Monitoraggio Interregionale, con un milione di attivo certificato ad oggi”.
Il presidente Chiodi ha spiegato che tanto è stato fatto, ma molto è ancora da fare. “La criticità di oggi è quella della mobilità passiva extraregionale. Rispetto ad inizio 2009 la situazione generale sta migliorando, considerando che, a fronte di una spesa sanitaria di 2,5 miliardi, si registra una mobilità passiva di 67 milioni di euro. Dati non certo catastrofici”.
Chiodi ha poi ricordato gli 82 milioni spesi per l’edilizia sanitaria di Teramo, l’Aquila, Ortona, Pescara, Guardiagrele e Avezzano. “Il primo semestre del 2011 ha fatto registrare una perdita di 3 milioni di euro. Questo sta a significare che le riforme attuate e il Piano diventeranno strutturali”. In chiusura Chiodi ha ricordato che su 470 casi di malasanità in Italia, sono 7 casi presunti hanno riguardato l’Abruzzo “dove – ha concluso il presidente – abbiamo riorganizzato la rete dei laboratori analisi, aprendo il primo Ospiche per malati terminali e portando il tasso di ospedalizzazione regionale da 210 per 1000 a 182 per 1000”.