Pescara. “Nonostante avessi sollevato con largo anticipo la questione relativa a Sviluppo Italia, nonostante le rassicurazioni di circostanza della direttrice Gerardis, il futuro dei 17 lavoratori è purtroppo segnato, mentre ancora una volta dobbiamo registrare la consueta e odiosa mancanza di trasparenza”.
E’ quanto dichiara il presidente della commissione di Vigilanza, Mauro Febbo che spiega come a oggi “non c’è ancora nessuna traccia della delibera di indirizzo per Abruzzo Sviluppo annunciata a mezzo stampa dal direttore generale Cristina Gerardis.
Un provvedimento che, secondo la Gerardis stessa, “riporta la discussione sul futuro dei dipendenti su un piano di verità, perché non è corretto parlare di licenziamenti e nemmeno descrivere la condotta della Regione come indifferente”.
A quanto pare, e non è la prima volta, le dichiarazioni del direttore generale saranno sonoramente smentite dai fatti. Il problema principale è che non riusciamo a capire come la Regione intenda intervenire per fare luce sulla vicenda: ho chiesto, sia verbalmente sia attraverso atto ufficiale, di poter visionare la delibera ma a oggi è impossibile conoscerne il contenuto.
Per questo sono intenzionato ad affrontare la questione anche in Commissione di Vigilanza perché non possiamo continuare ad accettare il modus operandi di una Regione che fa della mancanza di trasparenza uno dei suoi capisaldi.
Sul futuro di Sviluppo Italia ero già intervenuto in tempi non sospetti denunciando come si volesse azzerarne il patrimonio immobiliare mettendola in liquidazione e mandando a casa i lavoratori, senza stipendio da oltre 8 mesi, per compensare le perdite derivanti dalla pessima gestione di Abruzzo Sviluppo.
I 17 dipendenti di Sviluppo Italia Abruzzo Spa (in liquidazione) da maggio 2016 non percepiscono lo stipendio e avevo annunciato, purtroppo a ragione, che nel corso del mese di gennaio 2017 sarebbero state avviate le procedure di licenziamento collettivo.
A novembre, vista la situazione sempre più difficile, i dipendenti di Sviluppo Italia si sono decisi a presentare un ricorso presso il Tribunale dell’imprese de L’Aquila chiedendo la nullità dell’atto di cessione delle quote ad Abruzzo Sviluppo, giacché la Legge 296/2006 e la successiva direttiva del Mise (n.6196 del 2007) prescrivevano che Sviluppo Italia fosse ceduta alla Regione o altre amministrazioni pubbliche.
Inoltre i dipendenti di Sviluppo Italia, vista la loro specializzazione e qualificazione tecnica, potevano benissimo essere utilizzati dalla Regione Abruzzo per la certificazione come indicato e scritto recentemente dalla Corte dei Conti.
Pertanto – conclude Febbo – è evidente come anche in questo caso la Regione Facile e Veloce di D’Alfonso ha combinato un vero e proprio pasticcio lasciando a piedi e senza futuro ben 17 famiglie, nonostante le promesse e il tentativo di mettere una pezza da parte della Gerardis”.