Lo ha detto ieri sera il vicepresidente della Giunta D’Alfonso, Giovanni Lolli, intervenendo a Pescara all’assemblea regionale della confederazione artigiana presieduta da Italo Lupo.
Lolli, che ha passato in rassegna i principali temi legati allo stato dell’economia abruzzese, ha affermato tra l’altro «come in Abruzzo la crisi abbia fatto sentire in modo più forte che altrove il suo peso», sottolineando tuttavia la necessità «di analizzarne il diverso impatto per aree geografiche o comparti», e ricordando anche come «segnali di ripresa si colgano in modo chiaro nel mondo industriale, dove ci sono aziende fiorenti che investono e fatturano».
L’intervento di Lolli, che nell’esecutivo D’Alfonso ha la delega alle Attività produttive, ha concluso un dibattito a più voci aperto dall’analisi di Aldo Ronci («In cinque anni e nove mesi sono andate in fumo oltre 5mila aziende artigiane») e dall’introduzione di Lupo («Occorre modificare in profondità anche la cultura d’impresa, che è davvero carente»).
Il vicepresidente della Giunta ha aperto, nel suo intervento conclusivo, alle proposte che la Cna aveva consegnato nei giorni scorsi al Governatore per un rilancio della micro-impresa. Valorizzando, innanzi tutto, il ruolo essenziale dei confidi nell’accesso al credito delle micro-imprese («sta lì in una regione come la nostra il cuore del problema, interverremo potenziando le risorse a loro disposizione»), ma ribadendo anche l’efficacia di proposte legate alla trasmissione d’impresa e alla “bottega-scuola” («Attraverso il Fondo sociale europeo cercheremo di dare risposte positive a queste giuste richieste, che permettono di non far chiudere imprese ancora fiorenti e di formare in modo efficace gli imprenditori del futuro»).
Lolli, ancora, ha promesso lotta senza quartiere alla burocrazia e ai suoi tempi-killer:
«E’ la madre di tutte le battaglie, non è possibile dover attendere anni per una autorizzazione: così chi vuole investire scappa dall’Abruzzo».
Capitolo risorse, infine: la Regione non esclude, al termine del processo di accertamento dei residui di bilancio degli anni passati – per adesso ancora “top secret”, ma di sicuro di enorme consistenza – di reinvestirne una fetta significativa proprio per il rilancio della micro-impresa. E stavolta sul proprio bilancio.