“In passato” ha detto Castiglione “si è esaltato il campanilismo, il localismo. Questa legge, invece, va inquadrata in un disegno ampio ed organico di politica industriale regionale, nell’ottica di una visione globale. Oggi, una crisi senza precedenti esige da noi scelte importanti che devono avere l’Abruzzo come obiettivo. La Regione ha un ruolo programmatico, le province pianificatore ed i comuni esecutivo. Abbiamo bisogno di un territorio competitivo, che semplifichi al massimo gli insediamenti industriali, nel rispetto dei vincoli e delle norme e che chiarisca ruoli e poteri decisionali. Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare vecchi schemi e ricordare che ci troviamo in una fase di transizione, con un modello di sviluppo che deve trovarsi all’interno della Unione Europea e del Governo Centrale. La competitività non si misura con il denaro, con i capannoni, con i macchinari ma con l’economia della conoscenza, che si ottiene rivedendo la politica economica industriale regionale trascorsa”.
In questo contesto si inserisce “il ruolo dei poli di innovazione, delle reti di impresa, dei Fas”.
Come ha detto ancora il vicepresidente, l’Abruzzo è una delle poche regione “in grado di offrire delle opportunità e delle occasioni per una forte penetrazione ed un forte potere contrattuale. Il territorio va riequilibrato anche in termini di equità industriale e, se abbiamo ben presente la situazione, possiamo farlo. Importanti quindi le capacità che gli attori del sistema sapranno dimostrare: i tempi sono legati a fattori endogeni ed esogeni. La riforma dei Consorzi Industriali si inserisce in uno scenario dove c’è necessità di norme certe e concrete, di meno burocrazia e più velocità di esecuzione. Dobbiamo riacquistare la fiducia e la credibilità nei confronti del sistema economico. Le imprese, attraverso la consulta, definiscono con l’Ente Pubblico i servizi da erogare, le caratteristiche e le modalità. La nostra politica industriale è formata, sostanzialmente, da due grandi attori, che si relazionano con l’esterno, e si confrontano: questo unico gestore pubblico, che gestisce territorio e beni della collettività e l’insieme dei poli di innovazione e delle reti d’impresa, che individuano le traiettorie di sviluppo ed i fattori di competitività. In definitiva noi abbiamo il compito di creare l’hardware del sistema, cioè il territorio, di tutelarlo e conservarlo. Gli attori locali, le imprese, su questo hardware, installano il software che ritengono più opportuno”.