E’ quanto emerge dal dossier Acque Minerali: la privatizzazione delle sorgenti in Italia pubblicato da Legambiente e dalla rivista Altreconomia, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua.
Secondo il dossier l’adeguamento delle leggi regionali sui canoni di concessione alle linee guida nazionali approvate nel 2006 è ancora un obiettivo lontano. Le linee guida, infatti, prevedono tre tariffe: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa.
Dal 2006 ad oggi sono solo 13 le Regioni che hanno varato una nuova normativa secondo il processo di revisione, mentre alcune regolano ancora i canoni di concessione con leggi del secolo scorso. Rispetto allo scorso anno sono 3 le Regioni che hanno modificato le regole per il rilascio di concessioni per l’imbottigliamento dell’acqua e si tratta di Abruzzo e Lombardia. Il Veneto, invece, ha peggiorato la normativa, mentre la Puglia, pur avendo aumentato le tariffe, ha mantenuto un canone per superficie.
Secondo la classifica di Legambiente e Altreconomia tra le regioni bocciate, perché prevedono i canoni di concessione solo in base alla superficie della concessione e non sui metri cubi di acqua imbottigliata, ci sono Liguria, Molise, Emilia Romagna, Sardegna, Puglia e la Provincia autonoma di Bolzano.
Tra le regioni “rimandate”, perché prevedono canoni in funzione dei volumi di acqua ma al di sotto di 1 euro per metro cubo imbottigliato, ci sono Piemonte, Basilicata e Campania.
Promosse con riserva, per aver previsto il doppio canone sulla superficie della concessione e sui volumi di acqua, superiore o uguale a 1 euro a metro cubo sono il Veneto, la Val d’Aosta, le Marche, la Provincia autonoma di Trento, la Lombardia, l’Umbria, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana. Tra queste il Veneto ha deciso di peggiorare la normativa con uno sconto incomprensibile, mentre la Lombardia ha approvato una nuova legge aumentando i canoni di concessione, anche se parzialmente.
Tra regioni promosse perché hanno previsto i maggiori canoni per le concessioni sulle acque minerali, anche quest’anno c’è il Lazio, affiancato dall’Abruzzo che, con una nuova normativa, ha finalmente alzato i canoni, adeguandosi alle linee guida nazionali.
Il ‘business dell’oro blu in bottiglia’ continua ad essere insostenibile per la collettività dal punto di vista economico e ambientale poiché prevede l’utilizzo di oltre 350mila tonnellate di PET, per un consumo di circa 700mila tonnellate di petrolio e l’emissione di quasi 1 milione di tonnellate di CO2. Delle bottiglie utilizzate il 78% sono in plastica e solo un terzo viene riciclato mentre i restanti due terzi finiscono in discarica o in un inceneritore. Ad alto impatto ambientale è anche il trasporto visto che solo il 15% delle bottiglie viaggia su ferro, mentre il resto si muove sul territorio nazionale su gomma, su grandi e inquinanti TIR. Proprio per questo secondo Legambiente e Altreconomia, un processo di revisione e innalzamento dei canoni consentirebbe anche di “ripagare” il territorio dell’impatto di queste attività, recuperando fondi da destinare a nuove finalità ambientali.