Lo scorso 29 dicembre, infatti, la giunta regionale ha approvato le linee di indirizzo regionali sull’interruzione volontaria di gravidanza mediante utilizzo della pillola RU-486.
La norma stabilisce che questa potrà essere somministrata solo in ambito ospedaliero e con obbligo di ricovero dal momento dell’assunzione del farmaco sino alla certezza dell’avvenuta interruzione della gravidanza. Non potrà, quindi, essere utilizzata a casa, lontano dal controllo medico.
“Nei giorni che stiamo vivendo, la dignità delle donne viene calpestata tra l’indifferenza di molti” è il commento in proposito del consigliere IdV Cesare D’Alessandro. “Sarebbe opportuno che il presidente Chiodi, che vanta più di 900mila euro per la comunicazione istituzionale, impegnasse qualche migliaio di euro per informare le donne abruzzesi, attraverso anche i consultori familiari, sull’uso di un farmaco meno invasivo, meno rischioso e traumatico di un aborto chirurgico. Nessuno può parlare a cuor leggero di aborto, che di certo non è divertente, né una conquista di civiltà, ma non dimentichiamoci mai che la legalizzazione dell’aborto è nata storicamente come alternativa allo scempio dell’aborto clandestino. Come non dobbiamo mai scordare che la legge 194 del 1978 tutela soprattutto la libera scelta della maternità. La politica non assume in questo caso alcuna decisione etica, che spetta in modo inequivocabile alla donna e solo dopo che la donna assume la decisione, non facile, dell’interruzione di gravidanza, interviene la legge. Dal 1978 ad oggi, grazie alla 194, l’aborto è un fenomeno sociale in diminuzione”.