Chiodi: “Patto istituzioni-società abruzzese, ecco l’unica strada anticrisi”

gianni_chiodiPescara. Occorre un patto di responsabilità tra istituzioni e società abruzzese, perché “da soli non ci se la fa e solo restando uniti abbiamo la speranza di portare a termine la missione di risanare e rilanciare l’Abruzzo”. Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, intervenendo nel tardo pomeriggio a Pescara ai lavori della direzione regionale della Cna.

Il governatore ha sottolineato la gravità della crisi in atto, ma anche la positiva svolta maturata nelle scorse settimane nel rapporto tra Regione e istituzioni. Svolta che si è tradotta nel testo del “Patto per lo sviluppo dell’Abruzzo” sottoscritto da tutte le forse sociali e sindacali abruzzesi: “E’ cambiata la consapevolezza generale sul senso di gravità della nostra condizione, perché la natura della crisi che stiamo attraversando ha caratteri unici. In Abruzzo, che non è certo un’isola, ha trovato ulteriori ragioni per alimentarsi: una condizione che la mancata ripresa del mercato interno e dei consumi scarica in modo particolare sulla piccola e media impresa, ancora impantanata, a differenza della grande industria che dà segnali di ripresa, in una condizione negativa”.

Secondo il presidente, gran parte della responsabilità deve essere addossata all’enorme debito contratto nel settore sanitario, che ha impedito di programmare quegli investimenti necessari a ridare slancio e fiato all’economia: “Ciononostante – ha detto – siamo però riusciti a portare a 20 milioni di euro la somma messa a disposizione della legge sui confidi, una misura particolarmente attesa proprio dalle piccole imprese, in forte crisi di liquidità”.

La gravità della situazione, ha poi aggiunto, impone misure di particolare severità, cui la Regione non si sottrarrà: “Blocco, innanzi tutto, della spirale del debito, che ogni anno costa agli abruzzesi per il pagamento delle rate di mutuo contratte negli anni passati, qualcosa come oltre 200 milioni di euro: soldi sottratti alle nuove generazioni e alle categorie produttive. E, ancora, la prosecuzione del duro e difficile lavoro di risanamento del settore sanitario regionale, avviato con la chiusura di quei piccoli presidi ospedalieri che presentavano standard di qualità troppo bassi e dunque incapaci di assicurare ai cittadini un trattamento sicuro”.

 

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