Chiodi spiega che ha “cercato di gestire la crisi in maniera obiettiva tentando di fornire delle risposte certe senza, nel contempo, alimentare false speranze. Ho sempre ripetuto che è ormai finito il tempo dei privilegi e che Abruzzo Engineering nasce da un sistema del passato molto discutibile, da questioni eticamente censurabili che hanno interessato la politica del passato. Non ho mai trascurato, né sottovalutato, in questi mesi, il problema della possibile perdita dei posti di lavoro giocando sulla pelle dei dipendenti, nei confronti dei quali nutro grande rispetto e solidarietà perché vittime anch’esse di quel sistema. Ho sempre inteso salvaguardare l’onorabilità e l’operosità dei tanti impiegati, tecnici e professionisti che ricoprono un posto in organico ma non possiamo nasconderci dietro un dito: la realtà è che questa società ha costi di gestione molto alti, conta circa 200 dipendenti e ha perdite pari a 19 milioni di euro. Un cifra esorbitante su cui si gioca il destino di una società in forte crisi economica e di commesse. Lo spettro della disoccupazione interagisce con altri aspetti della crisi in atto e rende tutto molto difficile. Con questo voglio rimarcare l’infondatezza e la poca sostanza di accuse che mi vengono rivolte, molto spesso aspre e poco rispettose di un lavoro che, in questi mesi, mi ha visto impegnato nella massima trasparenza e correttezza istituzionale”.