Pescara. “Far credere che bastano due analisi favorevoli per riaprire un tratto di balneazione classificato ufficialmente in qualità “scarsa” è da irresponsabili; chi dovesse sostenere ciò non solo non conosce le leggi ma proporrebbe una comunicazione scorretta al cittadino. Amministratori e funzionari che dovessero riaprire alla balneazione basandosi esclusivamente su due analisi positive agirebbero contra legem. Nel caso siamo pronti a denunciare tutto alla Procura e alla Commissione Europea” così il Forum abruzzese dei Movimenti dell’Acqua sulla questione della balneazione in Abruzzo.
In questi giorni si sta facendo spasmodica l’attesa dei risultati del campionamento in corso in mare da parte dell’ARTA, quasi che questi campionamenti possano risolvere la questione della balneazione.
‘Invitiamo tutti i soggetti coinvolti a leggere la normativa comunitaria, italiana e regionale per dare informazioni corrette e non fuorvianti ai cittadini e creare false aspettative negli operatori del settore.
La “corsa all’ultima analisi” è un atteggiamento errato sul tema della balneazione in quanto tutta la normativa di settore da 10 anni si fonda sull’approccio della prevenzione.
Le acque vengono classificate nelle varie categorie di qualità usando le serie di analisi degli anni precedenti e non quelle dell’anno in corso. Ci sarà pure una ragione. Questo approccio si fonda su una logica ferrea finalizzata alla tutela della salute dei cittadini. Se un tratto è classificato scarso ci sono alte probabilità che anche nell’anno in corso possano verificarsi problemi con la qualità delle acque tali da creare problemi di salute ai bagnanti’, insiste il Forum.
‘Il caso di Pescara è straordinariamente illuminante anche se quanto accaduto lo scorso anno non sembra evidentemente aver insegnato nulla.
Nel 2015 la stagione si aprì con la classificazione “scarsa” dei tratti di Via Mazzini e via Balilla. Anche nel 2015 ci furono due analisi consecutive positive e si riaprirono i tratti di via Mazzini e via Balilla senza peritarsi di aver eliminato le cause della contaminazione (anzi, pur sapendo che i problemi erano ancora più gravi con la rottura della condotta fognaria). Sappiamo come è andata a finire.
Per capire come questa corsa all’ultima analisi sia concettualmente errata basta ricordare che l’anno scorso a Via Balilla quasi il 60% delle analisi ha visto valori superiori ai limiti di legge. Però ci sono state anche analisi positive, anche due di fila, tanto che, come detto, quelle acque furono sciaguratamente riaperte alla balneazione senza che fossero eliminate le cause della contaminazione come prevederebbe la legge.
La domanda da porsi è: “faresti il bagno in un’acqua sapendo che la prossima analisi ha una probabilità del 60% di avere batteri oltre i limiti di legge e che tra campionamento e referto passano 48 ore con la conseguenza che al massimo avrai la certificazione a posteriori di aver fatto il bagno in una cloaca?”
La “corsa alle analisi” è il residuo di normative ormai superate da oltre 10 anni
Quindi l’attenzione deve essere posta sulle cause delle criticità. Ora, semplici cittadini segnalano ogni giorno gravissimi problemi di scarichi sui fiumi abruzzesi e in particolare sul Pescara. I sequestri si susseguono. La situazione è lontana anni luce dagli standard europei di gestione delle acque reflue.
La legge prescrive che bisogna certificare l’avvenuta soluzione dei problemi della depurazione prima di riaprire alla balneazione. Alleghiamo l’estratto della Delibera regionale che sintetizza quanto previsto dalla Direttiva comunitaria 2006/7/CE e dal D.lgs.116/2008.
In questa situazione puntare sulle analisi equivale a giocare alla “roulette russa’, dichiara il Forum in conclusione