Pescara. Sanzionati dalla Direzione Marittima Abruzzo-Molise di Pescara, per attività illegale di pesca, i comandanti di quattro pescherecci (due della marineria di Ortona, uno di quella di Pescara e l’altro di quella di Corigliano Calabro, provincia di Cosenza), perché responsabili di aver infranto il divieto di pesca a strascico nella “Fossa di Pomo”, depressione, di fronte alla città di Pescara, al confine tra acque internazionali e croate.
Il divieto è stato imposto con un decreto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Fotestali per un anno e fino al luglio prossimo in quanto zona di tutela biologica. I quattro pescerecci sono stati intercettati grazie all’impiego di apparecchiature installate sui mezzi aerei e altre in uso alla sala operativa della Capitaneria di porto per il monitoraggio delle traffico navale.
Per le imbarcazioni, una volta rientrate nei rispettivi porti, è scattato il sequestro delle attrezzature e del pescato (circa 53 chili in totale) e quattro verbali amministrativi per complessivi 16mila euro.
L’estensione, la profondità e la particolare conformazione dei fondali della Fossa di Pomo attraggono molte specie ittiche che vi trovano l’ambiente ideale per la riproduzione, rendendo così la fossa un’area di importanza fondamentale per la conservazione della biodiversità della fauna sottomarina adriatica. Ma insieme ai pesci, da anni la fossa attrae anche molti pescherecci, in particolare italiani e croati, certi di poter contare su ricche battute di pesca. Per questo motivo nel 1998, quando parte della Fossa di Pomo è stata dichiarata Zona di Tutela Biologica, vi è stata vietata la pesca a strascico con controlli costanti delle autorità marittime che, solo dall’inizio del 2016, hanno portato ad elevare 25 sanzioni amministrative.