Sono le prime ore di una mattina come tutte le altre a Teramo e Taraschi annuncia che è in partenza. Direzione: la Procura di Pescara.
“Spero che Trifuoggi possa ricevermi, ho intenzione di chiarire quanto prima la mia posizione e la mia totale estraneità ai fatti oggetto d’inchiesta. Sono stato tirato in ballo in una vicenda che presenta scenari ancora tutti da chiarire. Ma, ribadisco, non sono assolutamente coinvolto, né tantomeno indagato”.
Il suo nome è emerso da alcune intercettazioni, nelle quali l’imprenditore Di Zio lo definisce un “rompiscatole”.
“Non sono amico di Dio Zio” replica “e spero che chi ha buttato fango sulla mia persona mi chieda almeno scusa. Nessuno si è preoccupato di contattarmi o ascoltare la mia versione prima di scrivere il mio nome sui giornali”.
A difendersi oggi è anche Antonio Tancredi, padre del senatore Paolo e presidente della Banca di Teramo. “La banca non ha subito alcuna inchiesta e nessuna perquisizione. Solo chiarimenti. Le operazioni sono state corrette e trasparenti. La Banca di Teramo ha osservato tutte le norme, comprese le regole sull’anti-riciclaggio”.