Quella di domani sarà una giornata importante che potrebbe regalare colpi di scena nell’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti in Abruzzo. Alle ore 10, infatti, l’assessore regionale alla Sanità Lanfranco Venturoni e l’imprenditore pescarese Rodolfo Di Zio, entrambi agli arresti domiciliari dallo scorso 22 settembre, saranno ascoltati dal Gip del tribunale di Pescara Guido Campli.
Intanto, a quasi una settimana dall’esplosione dello scandalo rifiuti, emergono nuovi particolari dell’inchiesta. Spuntano, così, assunzioni “pilotate”, “strane” operazioni immobiliari, finanziamenti di campagne elettorali. Un quadro sempre più intricato, che sembra lasciare intravedere uno scenario tutt’altro che roseo. E tutto sembra ruotare attorno alla città di Teramo, dove ha sede la Teramo Ambiente e dove si voleva realizzare il famoso inceneritore.
Le attenzioni della Procura pescarese, intanto, si sono spostate sulla Banca di Teramo, di proprietà di Antonio Tancredi, padre del senatore Paolo, indagato insieme ad altri esponenti di spicco della politica e dell’imprenditoria regionale. Ad “incuriosire” particolarmente il team guidato da Nicola Zupo, capo della squadra mobile di Pescara, sono gli atti relativi alla compravendita di due immobili, entrambi di proprietà dell’ex numero uno del Teramo calcio Romano Malavolta ed entrambi “ceduti” all’assessore Venturoni, all’epoca presidente della Teramo Ambiente.
Si tratta dell’attuale sede della TeAm, in pieno centro e l’abitazione dell’ex presidente della squadra calcistico, nel prestigioso castello Della Monica. A quel tempo Malavolta era seriamente preoccupato per le sue condizioni di salute, anzitutto, ma anche per i seri problemi economici dovuti alla crisi del Teramo calcio, che gli avevano fatto accumulare un forte debito nei confronti della Banca di Teramo. Per porre rimedio a tale situazione, aveva deciso di vendere il suo ufficio di 400 metri quadri. Ad acquistarlo è stato proprio Venturoni. Costo dell’immobile: 1milione e 200mila euro. Per il secondo, invece, due appartamenti di 270 metri quadrati, l’assessore avrebbe pagato una cifra pari a 661mila euro.
Su queste cifre e su queste operazioni indaga, dunque, la Procura pescarese, mentre la Squadra Mobile di Zupo ha già perquisito l’abitazione romana di Malavolta (non indagato).
Domani, forse, si saprà qualcosa di più. Ma intanto, nessuna voce su un ipotetico rimpasto in Giunta regionale: l’assessore alla Sanità non ha alcuna intenzione di rassegnare le dimissioni, ma nel contempo il presidente Gianni Chiodi si ritrova con due assessori in meno, Lanfranco Venturoni e Daniela Stati.