L’Aquila. Tra gennaio e dicembre 2015 le procedure fallimentari aperte dalle aziende abruzzesi sono state 328, contro le 269 del corrispondente periodo del 2014, registrando un incremento del 21,9%, notevole rispetto alla diminuzione del 4,9% segnata dall’Italia e che si configura come terzo peggior risultato tra le regioni italiane.
E’ quanto emerge dalle elaborazioni che il Cresa ha svolto sui dati Infocamere-Stockview.
“L’andamento abruzzese – afferma il direttore del Cresa Francesco Prosperococco – prosegue nella stessa direzione in aumento rilevata negli ultimi tre anni evidenziando che, al pari di altre regioni, non ancora si verifica l’inversione di tendenza già osservata a livello nazionale. Questo aspetto contribuisce a delineare le luci ed ombre che caratterizzano l’attuale situazione economica regionale. Il dato fortemente negativo emerge tra i vari segnali positivi riscontrati negli ultimi trimestri soprattutto nel manifatturiero evidenziando che la ripresa e’ ancora debole e in fase iniziale e necessita di rafforzamento e stabilizzazione”. Con maggiore dettaglio territoriale l’incremento abruzzese è da collegare al risultato particolarmente preoccupante riscontrato dalla provincia di Teramo che esprime pià della meta’ (55,5%) delle nuove procedure fallimentari regionali e ne ha visto quasi triplicare il numero. Le altre rappresentano quote molto inferiori e hanno registrato tutte diminuzioni consistenti tra le quali spicca quella aquilana (-63,3%). Considerando la forma giuridica si osserva che, cosi’ come avviene in Italia, le imprese che hanno aperto procedure fallimentari sono in gran parte societa’ di capitali (Abruzzo: 73,2%; Italia: 77,0%). Le societa’ di persone e le imprese individuali pesano molto meno (entrambe 12,5%) e le altre forme (cooperative e consorzi) non raggiungono il 2%. Rispetto al 2014 in Abruzzo e’ aumentato il numero di aperture di fallimenti riguardanti le società di capitali (+21,2%) e le imprese individuali (+70,8%) mentre le altre forme giuridiche non hanno mostrato variazioni”.
Relativamente ai settori di attività economica, le nuove procedure aperte in Abruzzo riguardano principalmente imprese operanti nel commercio (25,9%), nelle attività manifatturiere (23,8%) e nelle costruzioni (21,0%) con percentuali superiori a quelle osservate in Italia e andamenti percentuali rispetto al 2014 tutti di segno positivo a differenza delle diminuzioni rilevate a livello nazionale. Gli unici settori ad aver registrato diminuzioni delle nuove procedure sono l’agricoltura, le attività professionali scientifiche e tecniche e le altre attività di servizio. Nel periodo considerato 2,2 imprese abruzzesi su 1000 hanno aperto una procedura fallimentare, valore ben maggiore di quello meridionale (1,6) e poco superiore a quello nazionale (2,1) che vede l’Abruzzo all’ottavo posto della classifica regionale nella quale spiccano in negativo la Lombardia (2,8) e in positivo la Basilicata (0,8). Come facilmente intuibile, a scala provinciale il peggiore tasso di fallimento è stato riscontrato a Teramo con un risultato (5,6) piu’ che doppio della media abruzzese mentre L’Aquila spicca per il valore migliore (0,7). Le forme giuridiche maggiormente coinvolte dall’apertura di fallimenti sono le societa’ di capitali, che in Abruzzo contano 7,4 nuove procedure su 1000 imprese registrate, rispetto al 6,3 registrato in Italia. Le altre tipologie giuridiche rilevano tassi di fallimento tutti inferiori alla media, in particolare per le imprese individuali. Tra i settori di attivita’ economica la fornitura di acqua, gas e vapore ha registrato il tasso di fallimento pià elevato (6,1 nuove procedure su 1000 imprese), seguita dalle attivita’ manifatturiere (5,5), dal trasporto e magazzinaggio (4,9) e dalle costruzioni (3,4), che hanno segnato risultati tutti peggiori di quelli nazionali.