L’appunto, sia di natura formale che sostanziale, viene mosso dal consigliere Claudio Ruffini (Pd), che sulla nomina di Arturo Diaconale, come nuovo presidente del Parco, muove una serie di perplessità, in ordine soprattutto alle competenze specifiche della figura deputata a ricoprire l’incarico. L’elemento dal quale parte Ruffini, riguarda una recente interpellanza (discussa in consiglio regionale nel dicembre del 2009), votata all’unanimità e che impegnava presidente e giunta regionale ad attivarsi con il ministero dell’Ambiente e ridare efficacia agli organi statutari dell’Ente Parco e designare un presidente di riferimento condiviso tra Abruzzo, Marche e Lazio. Secondo il consigliere del Pd la scelta di Diaconale non risponde ai criteri di competenza tecnico-professionali oltre alla fondamentale appartenenza territoriale (Diaconale è nativo di Montorio al Vomano ma vive a Roma da molti anni). Dopo le buone gestioni dei Presidenti Giuseppe Rossi, Walter Mazzitti e del commissario Giandonato Morra, il Parco sta conoscendo un parabola discendente tanto che non se ne parla più come uno dei più importanti in Italia. Era stato considerato dal Ministero dell’Ambiente e da Federparchi il “miglior modello gestionale in Italia”. Il grande lavoro di promozione dell’immagine del Parco, operato dai precedenti Presidenti, che aveva portato alla ribalta nazionale ed europea il Parco Gran Sasso Laga, rischia di essere vanificato. “Abbiamo avuto ragione ancora una volta”, scrive Ruffini in una nota, “ Chiodi non è autonomo da Roma che lo tele-guida nelle scelte più importanti. Il vero problema, secondo Ruffini, è che la scelta di nominare Diaconale a Presidente del Parco appare inadeguata sotto molti punti di vista: Diaconale non ha avuto né significative esperienze amministrative né esperienze nel mondo ambientalista (se non l’aver fondato e diretto un’associazione ambientalista che nessuno conosce), e non risulta possa essere la sua origine abruzzese motivo di una radicata appartenenza al territorio del Parco. Di Diaconale possiamo dire che è un ottimo giornalista di fama nazionale, ma non certo un conoscitore di parchi”.