Stando a quanto spiegato da Di Croce, sembra, infatti, che nell’anno 2000, l’ex presidente Falconio, che aveva governato nei cinque anni precedenti, abbia lasciato i conti della sanità regionale in assoluto pareggio, senza debiti.
“La giunta Pace, al governo negli anni dal 2000 al 2005, accumulò un debito sanitario di circa 3,5 miliardi di euro” continua il politico, “a causa delle prebende elargite agli imprenditori privati della sanità, ma anche per la fiducia che tutto il centrodestra volle riservare al “teorema Masciarelli”, fautore delle cartolarizzazioni. Con la giunta Del Turco e le note vicende, il debito della sanità è aumentato di mezzo miliardo di euro che, sommato ai 3,5 miliardi accumulati dal centrodestra, ha dato luogo al debito attuale di 4 miliardi”.
Alberto Di Croce giunge così al punto critico con il quale accusa il governatore Chiodi. Secondo il politico, infatti, risulta che, mentre era sindaco di Teramo, Gianni Chiodi fornisse anche servizi di consulente alla giunta Pace proprio in materia sanitaria.
“Come mai allora” si chiede il politico teramano, “in qualità di uomo di fiducia dell’ex governatore Pace non ritenne di sollevare la minima obiezione? Come mai non sono pervenute obiezioni dall’attuale assessore alla Sanità Venturoni, che all’epoca svolgeva anch’egli le funzioni di consulente della giunta Pace e sempre in campo sanitario?”.
Dunque, secondo questa versione dei fatti Chiodi avrebbe direttamente partecipato, in qualità di consulente, proprio a quell’azione amministrativa che avrebbe dato vita a circa l’80% del debito abruzzese. Da qui la protesta contro i tentativi del governatore di salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti del San Stefar, che avvengono mentre “è in atto, nella provincia di Teramo, il più grande progetto di privatizzazione sanitaria ad opera di Chiodi e Venturoni, che da Teramo e Sant’Omero si allargherà chissà dove”.
Di Croce lega gli episodi anche alle presunte leggi che il presidente avrebbe “confezionato ad hoc” per la sua segreteria. “Come si fa a parlare di trasparenza” si chiede, infatti, il politico “quando, a fronte di precise domande sugli appalti vinti da clienti del suo studio di commercialista, risponde con il silenzio? Come si fa a parlare di controlli e pubblicità degli atti, quando Chiodi, con il suo comportamento, omette di rendere noti gli atti assunti come Commissario alla ricostruzione post-terremoto? Come si fa a parlare di pulizia, trasparenza ed efficienza, se Chiodi perfino omette di trasmettere al Consiglio regionale, per la necessaria vigilanza, le ordinanze e le determine del Commissario e del sub-Commissario della Sanità? Giù la maschera, governatore Chiodi, si faccia riconoscere per quello che è: un insofferente ai controlli e alla regole democratiche”.