La Regione non ha competenze in materia, che invece può essere disciplinata da leggi statali o da direttive comunitarie. Con questa motivazione, il Governo ha impugnato, davanti alla Corte Costituzionale, la legge regionale sul centro oli di Ortona, varata dall’amministrazione Chiodi nel mese di dicembre, per arginare la deriva petrolifera che incombe sul litorale abruzzese.
Il Governo, così come era accaduto nel 2008, ha nuovamente bloccato la legge, ribadendo che sulla tematica la Regione non ha specifiche competenze, non può imporre divieti generalizzati, soprattutto in una materia, come le attività estrattive e di raffinazione degli idrocarburi, che viene inquadrata come produzione di fonti energetiche. La decisione del Governo, di impugnare la legge approvata in consiglio regionale lo scorso 18 dicembre, ha acceso una raffica di reazioni. Considerazioni sulla vicenda arrivano da Legambiente, Wwf, da Camillo D’Alessandro (Pd) e da Maurizio Acerbo (Prc).
Legambiente e Wwf. “La decisione del Governo Berlusconi apre degli scenari inquietanti”, si legge in una nota congiunta di Dante Caserta, del Wwf Abruzzo, e di Angelo Di Matteo, di Legambiente. “Come sta avvenendo per l’energia nucleare, infatti, il Governo sembra intenzionato a privare le comunità locali, anche nella loro massima rappresentanza quali sono le Regioni, di qualunque potere decisionale su una materia fondamentale come la produzione energetica che pure si caratterizza per avere pesanti ricadute sul territorio, sull’ambiente, sulla salute dei cittadini e sulle loro attività economiche. La legge approvata dalla Regione Abruzzo – che, come si è fatto notare sin dalla sua presentazione, lasciava irrisolta la questione delle ricerche petrolifere a mare – riusciva però a tutelare il territorio regionale ed arrivava dopo l’impugnazione, sempre da parte del Governo Berlusconi, di una legge approvata sotto la precedente maggioranza regionale di centrosinistra. Proprio per superare il problema della presunta incostituzionalità, il Governatore Chiodi era stato incaricato all’unanimità nella prima seduta del consiglio regionale di predisporre una legge ricercando la collaborazione del Ministro per gli Affari regionali e le autonomie locali. Stride, quindi, ancora di più questa impugnativa, che evidenzia una contraddizione tra governo regionale e governo nazionale, retti oggi dalla medesima maggioranza. Fin d’ora si invita, però, il Governatore Chiodi a preparare a difendere la legge dinnanzi alla Corte Costituzionale aprendosi al contributo di tutti”.
L’affondo di Camillo D’Alessandro (Pd).
“Siamo stati facili profeti: l’impugnazione da parte del governo nazionale della legge sul centro oli voluta dalla maggioranza” recita la nota del capogruppo in consiglio regionale dei Democratici, “ e approvata con il voto contrario dell’opposizione di sinistra era stata da noi annunciata. Tanto che proprio per rimediare a quello che consideravamo un progetto di legge fallace, non avevamo esitato a presentare un nuovo disegno sulla questione del centro oli, progetto che , esso sì, avrebbe frenato la deriva petrolifera dell’Abruzzo, senza incorrere nella scure della bocciatura del governo”. Camillo D’Alessandroannuncia di voler chiedere una nuova discussione in Consiglio regionale del disegno di legge sul centro oli targato Pd : “ Spiace dover ancora una volta condannare il vuoto normativo che questa regione sta attraversando e che ha nel presidente della Regione il suo principale responsabile”, prosegue la nota. “A questo punto ci chiediamo se Chiodi ci fa o ci è, dal momento che appariva chiaro che il testo di legge da lui presentato non aveva i requisiti per andare avanti”. Al testo di legge bocciato dal governo, D’Alessandro contrappone il disegno di legge elaborato dal Pd i cui assi di riferimento, come spiega D’Alessandro, sono essenzialmente tre: “ la reintroduzione della valutazione di impatto sanitario, la formulazione del piano integrato di gestione della costa teatina e la definizione puntuale dei piani di settore a tutela della produzione agricola con la conseguente delineazione delle aree di divieto. Un disegno di legge articolato ed elaborato in collaborazione con il prof. Mangiameli dell’università di Teramo. Siamo convinti che sia proprio questo progetto ad avere le carte in regola per arginare i piani di coloro che vogliono declinare in un ‘ottica petrolifera il volto della nostra regione”.
Le punzecchiature di Acerbo (Prc). “ Da autentici azzeccagarbugli” argomenta il capogruppo di Rifondazione, “ Chiodi e i suoi fedelissimi sono riusciti nel capolavoro di cancellare le norme precedenti che non erano state impugnate, come quelle relative alla valutazione di impatto sanitario (Vis) e a sostituirle con un nuovo testo prontamente impugnato dal governo. Ricordo che in Consiglio Regionale noi dell´opposizione abbiamo consumato la voce per chiedere correzioni che, forti della loro sapienza giuridica, Chiodi e il direttore Sorgi hanno rifiutato”.