Un atteggiamento contraddittorio e pieno di omissioni. Per il consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo, la condotta del centrosinistra abruzzese non appare così limpida come voglia far sembrare. Il riferimento, ultimo in ordine di tempo, è alla revoca della richiesta di ricerca di idrocarburi di Colle dei Nidi, al confine tra la provincia teramana e quella ascolana. “Apprendiamo favorevolmente la decisione del Presidente”, dice Febbo che però ricorda come il parere positivo per accordare l’autorizzazione fosse stato dato proprio da un governo di centrosinistra.
“Quello che non ci piace”, sostiene in una nota Febbo, “è il fatto che lo stesso Presidente non fornisca né la data del provvedimento né da chi sia stato sottoscritto. Stiamo parlando infatti di una Determina licenziata nel 28 maggio 2008, sotto la Presidenza Del Turco, Assessore alle Attività produttive Valentina Bianchi, Assessore all’Ambiente Franco Caramanico (dello stesso partito dell’attuale titolare dell’Assessorato Mario Mazzocca – Sel). Il documento, pubblicato anche sul Bura, portava la firma dell’allora Direttore regionale Alfredo Moroni, Assessore del Pd al Comune dell’Aquila, tra l’altro appena nominato Direttore dell’Arta”.
Per Febbo, insomma, “il centrosinistra abruzzese si conferma ‘campione’ di retromarcia: prima si imbarca in scelte scellerate come accaduto con l’Elettrodotto Villanova Gissi e poi decide per un pur sacrosanto ravvedimento ma il problema è che siamo di fronte a percorsi che hanno preso il via proprio grazie alle loro autorizzazioni. Un’altra caratteristica che riscontriamo regolarmente è lo scarico delle responsabilità spesso abbinata a macroscopiche omissioni. Un altro esempio clamoroso oltre i casi di Colle dei nidi e dell’Elettrodotto Villanova Gissi? Il progetto del Centro Oli, che inizialmente aveva ottenuto i favori del centrosinistra abruzzese pronto in tempi più recenti a fare marcia indietro. Quando si sono opposti però hanno dimenticato di citare le 12 autorizzazioni regionali 2007/2008 (Governo Del Turco) e le 4 provinciali (Governo Coletti)”.