“Non siamo assolutamente d’accordo”, ha sottolineato Squeo, “perché rappresentano un pericolo per tutto l’ecosistema marino. Quando perforano, le trivelle sollevano fango, soffocano i fondali. Inoltre, dalle manichette c’è il rischio di perdita di idrocarburi. L’Adriatico è un mare piccolo, una sorta di lago. Un eventuale fuoriuscita di materiale di estrazione rappresenterebbe un disastro”.
Non sempre, tuttavia, le piattaforme che si trovano al largo dell’Adriatico vengono considerate un danno per l’ambiente marino. Le piazzole di estrazione del gas metano, alcune delle quali sono ormai in disuso, sono considerate anche un sistema per facilitare il ripopolamento ittico.
Attorno ai pali sommersi crescono cozze e altre forme di vita tipiche di una barriera naturale o artificiale. Sviluppandosi la vita a cominciare dalle forme più piccole, si crea un vero e proprio ecosistema con una catena di predatori dove il più grande mangia il più piccolo. Pesci pelagici come tonni, ricciole, palamite, sgombri, boghe ma anche pesci di fondale proliferano a ridosso delle piattaforme dove la pesca è assolutamente vietata per un raggio di circa 500 metri.
Ma si tratta di piattaforme di estrazione del gas metano che, seppur impattanti all’occhio umano, non rappresentano poi un pericolo per quanto riguarda il rischio di sversamento di idrocarburi.
“Quelle in disuso”, ha aggiunto il segretario di Federpesca, “che esistono da oltre 40 anni sono diventate, infatti, una nursery per alcune specie ittiche. Ma le altre, quelle petrolifere, quelle che vogliono piazzare non le vogliamo affatto”. Diverso infatti il discorso relativo alle piattaforme per l’estrazione del petrolio che rappresentano un vero e proprio danno per l’intero sistema della pesca, sia per quanto riguarda lo strascico, sia per ciò che concerne le attività a circuizione o a volante per la pesca del pesce azzurro.
“Le reti”, conclude Squeo, “rischiano di riempirsi di fango. Federpesca Abruzzo è contraria al piano che prevede la presenza di trivelle alla ricerca del petrolio al largo dell’Adriatico. Riteniamo che i rischi per un possibile inquinamento siano elevati con danni a tutto il sistema economico che riguarda il settore ittico. Non resteremo con le mani in mano. Difenderemo il nostro Adriatico che ci dà da vivere”.