L’Aquila. Dalle prime ore di questa mattina, la Direzione distrettuale antimafia di L’Aquila, ha dato via all’operazione Terre d’oro. Oltre 100 agenti del Corpo forestale dello Stato stanno eseguendo nelle province di Pescara e Chieti, cinque misure cautelari personali, la notifica di diciotto avvisi di garanzia, il sequestro di tredici mezzi pesanti, la perquisizione di tredici imprese tra Pescara, Chieti, Milano e Roma ed il sequestro per equivalente di circa 3.000.000 di euro.
I reati contestati sono attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti speciali e discarica abusiva. Quattro imprenditori sono stati oggetto della misura cautelare degli arresti domiciliari ed uno della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare imprese. Nell’operazione sono impegnati circa 100 forestali, 30 pattuglie operative e un elicottero del Corpo forestale dello Stato.
L’attivita’ di polizia giudiziaria, eseguita dal Corpo forestale dello Stato e’ coordinata dal comando provinciale di Pescara, sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia di L Aquila. Sequestrati 400mila mila metri cubi di rifiuti.
CORRUZIONE: INDAGATO IL SINDACO DI CHIETI
Un fascicolo stralcio dell’inchiesta Terre D’Oro ha fatto scattare perquisizioni in Abruzzo e fuori regione da parte del personale della squadra mobile di Pescara, nell’ambito di una indagine per corruzione relativa alla realizzazione del ‘Megalo’ 3′ che vede indagato anche il sindaco di Chieti, Umberto Di Primo, alla guida del Comune da cinque anni.
La squadra mobile del capoluogo adriatico, diretta da Pierfrancesco Muriana, sta perquisendo casa e ufficio del primo cittadino, tra Francavilla al Mare e Chieti. Megalo’ 3′, e’ un progetto di sviluppo del grande centro commerciale di Chieti Scalo. Oltre a Di Primio gli altri indagati in questo filone di inchiesta, sempre per corruzione, sono: Michele Colistro, segretario generale dell’Autorita’ dei bacini, oggetto di perquisizioni a casa e negli uffici, in una serie di ditte, tra L’Aquila e Roma, ed Enzo Perilli, titolare della ‘Akka’, legata al progetto di Megalo’, presunto corruttore, anche lui perquisito tra Montesilvano, Chieti, Napoli e Roma. I pm che coordinano l’inchiesta sono David Mancini e Fabio Picuti, della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila.
TUTTI GLI INDAGATI: C’E’ ANCHE UNA SUORA
Le persone finite agi arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione denominata “Terre d’oro”, accusati a vario titolo e in conorso di diverse fattispecie di reati ambientali, sono: Filippo Colanzi di 50 anni di Chieti, Carmen Pinti di 47 anni di Bucchianico (Chieti), Gianluca Milillo di 43 anni di Sulmona (L’Aquila), Massimiliano Di Cintio di 42 anni di Pescara. Infine la misura dell’interdizione dall’attivita’ lavorativa e’ scattata per Emanuele Colanzi di 26 anni di Guardiagrele (Chieti). Gli altri indagati sono Bruno Maria Bazzoni di 69 anni di Brescia, Giuliano Garavello di 56 anni di Forli’-Cesena, Alberto Voltolina di 43 anni di Chioggia (Venezia), Antonio Di Muzio di 52 anni di Chieti, Remo Alessandro Ghignone di 74 anni di Milano, Suor Vera D’Agostino di 56 anni di Moscufo (Pescara), Enzo Perilli di 49 anni di Atri (Teramo), Carmine Rafani di 66 anni di Bucchianico (Chieti), Carla Rubino di 66 anni di Bucchianico (Chieti), Luigi Renzitti di 65 anni di Penna Sant’Andrea (Teramo), Emano Natale di 65 anni di Montesilvano (Pescara), Osvaldo Amico di 48 anni di Lecce ed infine Doriana Buccarello, di 44 anni, svizzera.
LE IMPRESE COINVOLTE E I SEQUESTRI EFFETTUATI
Eseguite quattro misure cautelari degli arresti domiciliari a carico dei vertici e di tecnici della Emoter srl, prima denominata Emoter sas, ed Eco Strade sas; una misura interdittiva del divieto temporaneo di esercizio d’impresa all’amministratore unico della Emoter Lavori; il sequestro di sette siti ove sono state smaltiti i rifiuti speciali, oltre 400.000 metri cubi, pari a circa 500.000 tonnellate di terre e rocce da scavo spostate, con la creazione di altrettante discariche abusive con una superficie complessiva di circa 10 ettari; il sequestro preventivo di 13 autocarri per il trasporto e per lo scarico delle terre e rocce da scavo utilizzati dalla ditta Emoter Lavori; il sequestro per equivalente di circa tre milioni di euro derivanti da illecito profitto per la cessione di terre e rocce da scavo in difformita’ o in mancanza del piano di utilizzo e per il mancato sostenimento dei costi per il corretto smaltimento del rifiuto. Il sequestro e’ stato eseguito dagli uomini della Guardia di Finanza del Gico di L’Aquila.
Tredici le perquisizioni nelle sedi legali di altrettante imprese tra Pescara, Chieti, Milano e Roma. Diciotto sono gli indagati, denunciati a piede libero, che a vario titolo ed in concorso tra loro hanno partecipato all’ipotesi delittuosa (proprietari di terreni compiacenti, professionisti ecc…). Sette le societa’ coinvolte: E.co. Strade s.a.s., la Emoter s.r.l. e la Emoter lavori s.r.l. con sede legale a Chieti, Energia Verde Spa, con sede legale ad Assisi (Perugia), Soim srl con sede legale a San Giovanni Teatino (Chieti), Saline srl con sede legale a Montesilvano (Pescara), Akka srl con sede legale a Roma, l’associazione “Fondazione Figlie Dell’amore Di Gesu’ E Maria – Onlus”. Tutte sono interessate da provvedimenti sanzionatori di illecito amministrativo dipendente da reato, in applicazione della specifica disciplina della responsabilita’ amministrativa delle persone giuridiche, poiché – è stato spiegato nella conferenza stampa dal comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, Ciro Lungo – traevano interesse e vantaggio dai reati imputati. La normativa sulle terre e rocce da scavo prevede che possano essere trasportate o spostate in sito o ex sito sulla scorta di un piano di utilizzo notificato alle autorita’, altrimenti sono da considerarsi rifiuti speciali classificabili con codice ‘Cer 17.05.04′. Nei cantieri oggetto di verifica in “Terre d’oro” il piano di utilizzo veniva completamente disatteso ovvero si riscontrava l’assenza dello stesso. Nel corso delle indagini e’ emerso che il fine perseguito era quello di limitare i costi di trasporto e, contestualmente, di evitare i costi di smaltimento del materiale di scavo o quello di campionamento e di analisi degli oltre 400.000 metri cubi manipolati. L’indagine nasce del 2011 grazie al ruolo di polizia di prossimita’ che viene svolto dai reparti del Corpo forestale dello Stato. Il Nucleo di Polizia Ambientale e Forestale (Nipaf) di Pescara, su un cantiere nella zona di Pescara, ha accertato delle irregolarita’ sulla manipolazione di rocce e terre da scavo e sulla relativa documentazione accompagnatoria.
In particolare, la ditta esecutrice dei lavori produceva agli agenti di polizia giudiziaria della forestale documentazione accompagnatoria (cosiddetti formulari) che e’ risultata fin da subito di dubbia provenienza. Elemento quest’ultimo riscontrato attraverso controlli documentali incrociati, da sommarie informazioni assunte da persone informate dei fatti e da una perquisizione eseguita nel 2013 a carico della ditta esecutrice dei lavori. Le indagini hanno permesso di accertare l’esistenza di una doppia procedura di contabilita’ informatizzata: una ufficiale che veniva fornita agli organi di controllo che venivano di fatto ingannati; ed una occulta e interna nella quale venivano registrati, cantiere per cantiere, tutti i reali movimenti di terre e rocce da scavo, specificando la data, l’autista impiegato per il trasporto, il quantitativo giornaliero trasportato, il sito di carico e il sito di scarico. La scoperta della doppia contabilita’, frutto di una specifica conoscenza informatica da parte degli investigatori, ha permesso di togliere il tappo al vaso di pandora e di capire il giro seguito dai rifiuti: il loro smaltimento ha dato luogo a diverse discariche, sia su terreni sottoposti a vincolo idrogeologico, paesaggistico, sia su terreni ad elevata pericolosita’ idrogeologica (P3 Piano di assestamento idrogeologico della Regione Abruzzo) ed idraulica. Come nel caso del centro commerciale Megalo’ 1 di Chieti ove sono state riempite aree a monte e a valle del centro commerciale, tra cui anche una cassa di espansione del fiume Pescara, per una superficie complessiva di circa 8 ettari. Dai rilievi del Genio Civile sono stati stimati riempimenti fino a 3 – 4 metri in destra idraulica del fiume Pescara, a valle del centro commerciale alterando in modo significativo l’equilibrio idraulico del corso d’acqua. Le indagini sono state svolte dal Nucleo investigativo di polizia ambientale di Pescara e dalla Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica di L’aquila. Nell’operazione sono stati impiegati 100 forestali provenienti da diversi reparti abruzzesi e un elicottero del Corpo.
DAI CANTIERI DI IKEA E DECATHLON A QUELLI DI MEGALO’ 3
Nel corso delle indagini portate avanti dalla squadra mobile di Pescara e dal Corpo forestale dello Stato sono stati ricostruiti i movimenti dei rifiuti smaltiti illecitamente, di cui deve rispondere anche Enzo Perilli, legale rappresentate della societa’ Akka di Roma e socio di fatto della Emoter srl e della Emoter lavori srl. In particolare tra i materiali smaltiti illegalmente, con un ingiusto profitto, ci sarebbero, per gli investigatori, anche quelli provenienti dal cantiere che ha portato alla realizzazione del complesso commerciale di Ikea (per circa 260mila metri cubi) a San Giovanni Teatino (Chieti). Altro materiale proveniva, sempre per chi ha portato avanti le indagini, dai cantieri per la realizzazione del complesso commerciale Decathlon (sorto vicino a Ikea), della nuova sede della concessionaria Audi di San Giovanni Teatino, del raccordo autostradale ss 81 Bucchianico – Guardiagrele e altre costruzioni ancora.
M5S: ‘ANNO NUOVO, INDAGINE NUOVA’
“Restiamo basiti ogni volta che leggiamo notizie di questo tenore. Basiti nonostante, ahi noi, indagini e arresti per corruzione siano oramai quotidiane nel nostro Paese, soprattutto laddove si parli di rifiuti e/o grandi opere. Basiti nonostante, in più di una occasione in passato, il M5S si è battuto contro i progetti di Megalò 2 e 3 e, innumerevoli volte ha denunciato l’importanza del tema dei rifiuti e del loro smaltimento per la salute e l’economia della comunità”. Lo ha precisato il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Sara Marcozzi, aggiundendo di non sapere “ancora quale sarà l’esito delle indagini e quali le responsabilità che verranno attribuite all’uscente sindaco Di Primio ma resta il fatto che, come accade nel resto del Paese (MOSE ed EXPO’ i due macro esempi), neanche Chieti e l’Abruzzo sono indenni dalle scellerate commistioni tra malaffare e malapolitica”.