In questi giorni l’incontro di area fredda polare proveniente dall’artico e di correnti più calde – umidi provenienti dall’Atlantico hanno causato l’arrivo della tempesta “Nettuno” sulla Penisola italiana, che è stata una vera e propria calamità per l’Abruzzo e ancora si riesce a fare una stima precisa dei danni.
Il territorio abruzzese, dopo essere stato la scorsa settimana colpito dalla neve sui rilievi montani e collinari, in questi giorni ha avuto un vero e proprio nubifragio che ha allagato la costa. I fiumi, ingrossati a monte dallo scioglimenti delle nevi con una pioggia continua, fortissima ed ininterrotta per tre giorni hanno tracimato, rompendo gli argini,allagando le infrastrutture e i centri abitati che si trovavano in prossimità. Le valli dei fiumi Alento e Pescara sono state completamente inondate e centri come Pescara, Montesilvano, Francavilla che si trovano in prossimità delle foci sono finiti in certi punti sotto oltre un metro di acqua. Intere famiglie rovinate e centinaia di milioni di danni. L’acqua si è canalizzata fra le strade con palazzi costruiti probabilmente frettolosamente, senza idonee misure di sicurezza, tutti addossati con fogne inadeguate.Città paralizzate con uffici fermi per causa di forza maggiore e scuole che oggi sulla costa saranno chiuse con ordinanza sindacale. Anche un morto, una signora di 57 anni che è annegata passando con la macchina sotto un sottopasso inondato fra Sambuceto (Ch) e Pescara. A Chieti, problemi allo Scalo per il Centro Commerciale Megalò che è stato evacuato per ragioni di sicurezza poiché il fiume è arrivato a pochi metri e con l’annunciata apertura delle dighe di Bussi e di Penne si rischia che il Centro Commerciale venga inondato dall’acqua. Anche la fondovalle Alento non se la passa meglio, ieri il fiume Alento aveva tracimato e sommerso i ponti, interrompendo i collegamenti. Chieti Alta, Atri, Penne e altri centri collinari, invece,sono scampati alla furia delle acque, poiché costruiti con criteri e in epoche antiche in cui ci si difendeva non solo dai nemici, ma anche dalla furia della natura. Di certo ora andranno ripensati il modo ed i criteri che sono stati utilizzati per costruire negli ultimi sessant’anni almeno. Ora con la tragedia e un morto in casa ci si chiede: Perché sono state costruite infrastrutture industriali e impianti e centri commerciali come il Megalò in zone con forte pericolo di inondazione? Perché centri costieri come Pescara e Montesilvano ,si sono sviluppati così tanto con la speculazione edilizia in siti acquitrinosi dove probabilmente non c’era l’idoneità alla costruzione? Di chi è la responsabilità di tutto questo? Che effetti avranno sull’ecosistema le sostanze inquinanti diffuse in varie discariche abusive nella Val Pescara? Il business sfrenato senza limiti e la fiducia illimitata per il progresso tecnico e per le capacità dell’uomo hanno già causato immani tragedie in nome del Capitalismo: guerre globali, inquinamento delle falde acquifere e dell’aria che si surriscalda sciogliendo i ghiacci perenni, sviluppo di cancro e di mutazioni genetiche fra la popolazione a causa di sostanze altamente tossiche lasciate libere nell’ambiente, ma questo dramma tutto abruzzese poteva evitarsi se non avessimo avuto una classe dirigente politico – imprenditoriale che ha svenduto la nostra terra “forte” e “gentile” facendola colonizzare da speculatori finanziari senza scrupoli. Dopo il terremoto de L’Aquila, il nubifragio di Pescara. La storia si ripete e la politica regionale continua a penalizzare centri come Chieti e Teramo, di antica tradizione e antica urbanizzazione che per la loro posizione geografica, in realtà, sono un’isola felice, lontano dai pericoli e intanto abbiamo le sedi della regione in due città di nuova creazione come L’Aquila e Pescara che non sono forse idonee ad ospitarli, l’una perché sorge su una faglia altamente sismica, l’altra perché sorge su un terreno acquitrinoso vicino la foce di un fiume. Uno dei fallimenti della politica abruzzese è per esempio proprio aver favorito lo spostamento verso la costa di importanti uffici e attività economiche, sottraendoli a centri come Chieti ( ma anche Teramo) che storicamente hanno avuto non a caso questo ruolo, bollando con una mentalità ultra provinciale che fa paura tutto ciò che mirava alla tutela della identità dei popoli aprutini. In altre regioni del centro Italia come l’Umbria e le Marche questo non avviene, anzi, proprio la conservazione e la valorizzazione delle risorse naturali e culturali rappresenta il punto di forza dell’economia. L’Abruzzo è rimasto indietro e in questo si è dimostrato una regione ancora ancorata al Mezzogiorno meno sviluppato. Dobbiamo pertanto metterci una mano sulla coscienza e ripensare uno sviluppo più sostenibile per il nostro territorio.
Dott. Cristiano Vignali
TRATTO DA WWW.CENSORINOTEATINO.BLOGSPOT.IT