“L’autorizzazione per la discarica, nata bizzarra, può essere volturata, i servizi e i lavoratori possono essere riassorbiti da Cirsu”, dice Fars. Al centro dei riflettori, la bozza di accordo tra il consorzio e il socio privato di Sogesa, quell’Abruzzo Igiene Ambiente detenuta per circa il 62 per cento dalla Deco. In base alla transazione, approvata in questi giorni dai consigli comunali dei sei comuni soci, Cirsu si impegna ad acquistare da AIA il 49 per cento di Sogesa, al momento titolare dell’autorizzazione per la discarica di Grasciano 2, in cambio di due milioni e mezzo di euro da pagare in due tranche. Di contro, AIA si impegna a tombare qualsiasi contenzioso presente o potenzialmente futuro. L’accordo però è stato bocciato dal collegio dei revisori dei conti di Cirsu (leggi il parere del collegio sindacale). I tre revisori (Tiberio Aloisi, Luca Maggetti e Marco Fraticelli) contestano vari punti dell’accordo. Anzitutto, sostengono, al momento non vi è alcun contenzioso in corso tra Cirsu ed AIA, ma semmai tra il primo e la sua partecipata. Inoltre, sostengono, la quota di Sogesa oggi in mano a Cirsu (il 51 per cento della società) ha un valore pari a zero, mentre il restante 49 verrebbe a costare 2,5 milioni di euro. I revisori contestano anche la legittimità dell’autorizzazione per la nuova discarica di Grasciano, oggi in mano a Sogesa e il cui termine ultimo per i lavori di partenza è stato spostato al 31 dicembre prossimo dalla Regione alcuni giorni fa, dopo che a giugno l’ex presidente della società Gabriele Di Pietro aveva chiesto una deroga alle scadenze della Regione, che aveva fissato come termine ultimo per i primi lavori l’otto agosto. “Non può non rilevarsi che a causa dell’oggettiva indisponibilità [per Sogesa, ndr] del terreno su cui costruire la discarica, dalla mancata conclusione del procedimento amministrativo relativo all’autorizzazione integrata ambientale, potrebbe conseguirne un nocumento patrimoniale all’intero gruppo Cirsu Spa”. Autorizzazione regionale definita “bizzarra” da Rifondazione. “E’ come se due persone stessero discutendo della vendita di un terreno, e il potenziale acquirente nel frattempo andasse a chiedere, ottenendolo, il permesso di costruire!”, dice Fars.
“Noi non siamo a priori contrari ad un accordo, ma se i revisori dicono una cosa e il cda di Cirsu ne dice un’altra allora è necessaria una figura terza che asseveri la cifra della transazione”, prosegue il segretario di Rifondazione. Nella loro relazione i revisori sostengono anche un’altra cosa. Se la richiesta di fallimento presentata da Sogesa nei confronti di Cirsu si regge in piedi, allora dovrebbe essere lo stesso consorzio a portare i libri in tribunale. In caso contrario, l’istanza dovrebbe essere ritirata dal nuovo consiglio di amministrazione della società, oggi guidato da Diego De Carolis, membro del cda Cirsu. Insomma, si chiede Fars, “perché decidere di spendere tutti questi soldi se si possono tentare vie che farebbero risparmiare la collettività?”.