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Teramo-Renato Curi Angolana 4-0: un brutto Diavolo prima soffre poi dilaga

Teramo. Tanta sofferenza nei primi settanta minuti. Una rete abbastanza fortuita, scaturita da una delle tante palle inattive costruite durante l’arco dell’incontro. Gli spazi che si aprono e le occasioni da gol che iniziano a fioccare, permettendo al punteggio di rispecchiare al meglio la differenza di valori in campo.

Ecco, in estrema sintesi, la quaterna che il Diavolo rifila alla Renato Curi Angolana, un risultato con il quale la formazione di mister Cappellacci riesce a mantenere a distanza la sempre più sorprendente Sambenedettese, uscita dallo stadio “Italo Nicoletti” di Riccione con il decimo successo consecutivo. La lotta per il primo posto è sempre più un affare tra i rossoblù rivieraschi e i biancorossi del patron Campitelli, con questi ultimi, però, che appaiono sempre meno brillanti sotto il profilo del gioco e della spettacolarità: eh già, proprio così…alla stregua di quanto accaduto a Sant’Egidio alla Vibrata, infatti, Bucchi e compagni riescono a portare a casa i tre punti con una prestazione tutt’altro che spumeggiante. Se alla vigilia il tema della partita sembra praticamente scontato, col Teramo a recitare la parte del leone, nel rettangolo verde lo sviluppo del match sorprende tutti: nonostante sia imbottita di ragazzini (ben otto nati dopo il 1990, di cui quattro classe 1993!), la squadra del neo tecnico Miani riesce ad imbrigliare senza grandi problemi i padroni di casa, lenti e prevedibili nell’organizzazione di qual si voglia manovra offensiva. I primi quarantacinque minuti, perciò, sono di una bruttezza inenarrabile, se è vero che l’abbottonato 4-4-1-1 ospite consente ai giornalisti di annotare appena due chance, seppur colossali, in favore del Diavolo. Prima Borrelli dal limite fa la barba al legno di destra della porta di Capozzi (24’) poi Arcamone, pescato sul filo del fuorigioco da Petrella, fa gridare alla marcatura (28‘): nell’occasione, però, la carambola palo-Marotta-palo-fuori è sinonimo di sfortuna incredibile. Con molta onestà, però, non ci si può esimere dal ricordare che la dea bendata premia sempre gli audaci…e i biancorossi, di fronte ad un tabellino così scarno, non possono neanche citare questa parola, non trovate? Nell’intervallo, nel frattempo, arriva la strigliata di mister Cappellacci per la cattiva prestazione offerta: a pagare per tutti è l’acciaccato Davide Borrelli, sostituito da Cosimo Laboragine. L’ingresso dell’ex Santegidiese, però, modifica di poco il canovaccio della partita: il Teramo è inguardabile, l’Angolana si difende e basta. Per trovare varchi, quindi, c’è bisogno di alzare i ritmi delle giocate senza perdere in lucidità, Vitone prova ad eseguire il compito ma il suo tentativo da due passi è inspiegabilmente sballato (65’). Ricordate il gesto del capitano dei granata Valentino Mazzola? Quello di rimboccarsi le maniche della maglietta per spingere il Grande Torino a caricare l’avversario? Ecco, nonostante il grave errore, l’episodio porta il Diavolo a chiudere ulteriormente gli ospiti nella loro trequarti così, a forza di insistere, il punteggio finisce per sbloccarsi: minuto 69’, su un calcio d’angolo dalla sinistra Speranza di testa spizza per Bucchi, tocco sottomisura e palla in rete. La difesa ospite allarga le proprie maglie così, nelle ampie praterie, bastano pochi giri di lancetta per passare dall’1-0 al 4-0: Bucchi di testa devia l’assist di Laboragine (73’), quest’ultimo passa dal ruolo di assistman a quello di realizzatore dal dischetto (76’, espulso Capozzi per fallo da ultimo minuto) mentre il nuovo entrato Masini, in versione contropiedista imprendibile, chiude ogni discorso con un gran diagonale all’angolo sinistro (79’). La capolista non centra la seconda cinquina consecutiva tra le mura amiche solo per le capacità di Ortolano, bravissimo nel chiudere lo specchio sulle conclusioni di Bucchi (81’) e Traini (90’), due sbagli che non scalfiscono le certezze di una squadra, quella teramana, poco brillante ma tremendamente efficace. Negli spogliatoi il tecnico Cappellacci ha dichiarato: “Sinceramente non abbiamo giocato una buona gara: oggi abbiamo mostrato diversi limiti, alcuni dei quali difficilmente spiegabili a mente fredda. La giornata non era di quelle positive ma, nonostante tutto, essere riusciti a portare a casa i tre punti è un fattore da rimarcare”. Dall’altra parte Luciano Miani è apparso tutto sommato soddisfatto dalla prestazione dei suoi: “Per settanta minuti abbiamo ridotto al minimo la forza di una grande squadra. Siamo stati un po’ ingenui in occasione dei gol, abbiamo regalato troppo spazio ad una squadra che non ha assolutamente bisogno di omaggi”.

TERAMO-RENATO CURI ANGOLANA 4-0

MARCATORI: 69’Bucchi, 73’Bucchi, 77’r Laboragine, 79’Masini

TERAMO: Serraiocco, Ciampi, Chovet, Valentini (80’Traini), Ferrani, Speranza, Borrelli (46‘Laboragine), Vitone, Arcamone (66‘Masini), Bucchi, Petrella. A disp: Cappa, De Fabritiis, Calabuig, Ekani. All: Cappellacci

RENATO CURI ANGOLANA: Capozzi, Becci, Micaroni, Girelli, Ferrante (52‘Di Filippo), Marotta, Berra, Ricci, Di Marco (76‘Ortolano), Marrone, Curri (74‘Fasciani). A disp: Natalini, Ranauro, Vespa, Isotti. All: Miani

ARBITRO: Gianni Bichisecchi di Livorno (Grossi di Frosinone/Benedettino di Bologna)

NOTE: Ammoniti Valentini nel Teramo, Di Filippo, Marotta nella Renato Curi Angolana. Espulso Capozzi al 76’ nella Renato Curi Angolana per fallo da ultimo uomo. Angoli 7-0 per il Teramo. Rec 3‘+5‘. Spettatori 1800 circa, di cui una quindicina proveniente da Città Sant‘Angelo.

Francesco Graduato