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Proger Chieti, presentato di Maurizio Bartocci

Chieti. Prima di prendere la parola, coach Bartocci è stato presentato dal vice presidente e direttore spor-tivo Guido Brandimarte: “Maurizio è senza ombra di dubbio un allenatore esperto per questa cate-goria, ha guidato molte squadre, è una garanzia e sicuramente sarà un’importantissima freccia da aggiungere al nostro arco.

 Cambiare allenatore è sempre una scelta difficilissima ma il fatto di poter prendere coach Bartocci non ha potuto che spingerci in questa direzione, poiché è una persona che ha già lavorato con noi e che quindi già abbiamo avuto modo di apprezzare. Penso inoltre che sia la persona adatta per aiutarci ad uscire da questa difficile situazione. E’ però importante sottolineare che Maurizio non ha la bacchetta magica e che quindi l’input dovrà partire in primis dai nostri giocatori. Ne abbiamo parlato e ci siamo scambiati un po’ di idee, la società è sempre vigile sul mercato ma sappiamo che quest’ultimo offra sempre poco. Ovviamente se dovesse arrivare un giocatore importante che toglierebbe spazio a qualcuno, si valuterà per qualche taglio. Il mercato è aperto fino al 28 di Febbraio e, fino a quel giorno, tenteremo di piazzare un colpo”.

 Coach Bartocci, dimostratosi sin dal principio molto disponibile a rispondere a qualsiasi domanda e a sciogliere ogni dubbio, ha così dichiarato: “A Chieti mi sono trovato molto molto bene, per me è stato un dispiacere non essere rimasto ad allenare in questa piazza. Appena ne ho avuto l’occasione, quando mi sono sentito con Guido Brandimarte l’altro giorno, gli ho immediatamente dato la mia disponibilità”.

 Analizzando poi la situazione psicologica della propria compagine, Bartocci ha poi aggiunto: “Come tutte le squadre, quando si perdono diverse partite, ho notato un po’ di tristezza nei giocatori ma ho potuto apprezzare la grande propensione al lavoro da parte di tutti gli effettivi. Ovviamente ci sono alcuni particolari da aggiustare ma solo il tempo e duri allenamenti potranno portarci alla risoluzione di tutti i problemi. Penso comunque che quello che ho a disposizione sia un buon collettivo, sicuramente allenabile, senza persone problematiche che possano portare negatività all’interno di un gruppo. E’ ovvio che in pochi giorni non si possa pretendere di stravolgere quello che si è fatto per tanti mesi, per cui sarà un lavoro graduale, anche se il tempo a mia disposizione è poco, quindi serve anche da parte dei ragazzi una buona predisposizione all’agire. Cercherò sin da subito di entrare nella testa del gruppo, per stimolare le loro energie nervose e far cambiare atteggiamento e intensità sul campo. Sicuramente quando si cambia un allenatore è perché ci sono cose che non vanno bene e il mio compito è quello di cercare di capire al più presto dove si dovrà intervenire e a cosa dare priorità per cambiare il trend della squadra. Una delle cose su cui si deve lavorare è sicuramente la difesa, ci si salva subendo un canestro in meno e non facendone uno in più. L’obiettivo primario è infatti quello di aumentare l’intensità difensiva. Non ho incontrato nessun giocatore del mio vecchio mandato ma ho già allenato Allegretti a Napoli, Fallucca a Barcellona e conosco già Sergio, in quanto mio compaesano”.

 Parlando di mercato, il coach non sembra avere dubbi: “Prima di tutto voglio accertarmi del tipo di problema che assilla la squadra e poi valutare come risolverlo. Chiaramente devo avere in questi giorni un maggior controllo della squadra. Bisogna inoltre trovare un giocatore che possa far fare il salto di categoria, perché comprare un giocatore solo per acquistare non penso abbia senso. Que-sto per me è il reale problema, perché italiani che possono stare in una categoria importante come questa, non ce ne sono o sono pochi e questo è dimostrato dal fatto che in tante società giocano giocatori quarantenni che spesso fanno ancora la differenza. In un mercato asfittico, dove si fa il gioco delle tre carte, trovare la medicina giusta non è così semplice”.

 Sul roster, il coach ha poi preoseguito: “Penso che questa squadra sia stata strutturata con una propria logica: due playmaker italiani, una combo di americani vicini per ruoli, un centro di espe-rienza come Mortellaro ed un gruppo di italiani composto da giocatori esperti come Sergio e Alle-gretti. Di sicuro è un roster costruito con equilibrio, è ovvio che a volte qualcosa possa non andare, ma queste sono cose che scopri solo dopo aver allestito la squadra. Per la mia filosofia tattica, gli americani devono essere un complemento degli italiani, non si può costruire un roster su giocatori americani, per fare una squadra bisogna prima vedere quali italiani di qualità ci siano in giro e poi occuparsi degli stranieri. Ciò non prescinde però che anche dagli americani possa pretendere prestazioni ancora migliori di quanto non abbiano finora mostrato”.

 Invitato a dichiarare quali cambiamenti tattici apporterà , la nuova guida tattica dei teatini si è così espresso: “Ogni allenatore propone una diversa idea di gioco, è chiaro che io cambierò alcune co-se, cercando di portare qualche innovamento ma questo non perché chi c’era prima avesse idee sbagliate ma semplicemente perché ogni allenatore ha modi diversi di vedere la pallacanestro. Spero che i miei spunti possano essere utili per la squadra, vogliamo migliorare il nostro rendimen-to”.

 Discorrendo sul proprio modo di vedere la pallacanestro, Bartocci ha poi aggiunto: “Credo che l’allenatore bravo sia quello che è in grado di adeguarsi ai giocatori che ha. Non si ha quasi mai a disposizione un budget infinito e, come succede al novantanove percento degli allenatori italiani, si fa di necessità virtù, adeguandosi ai propri giocatori. Credo che la cosa più opportuna per Chieti in questo momento sia quella di far rendere al meglio i giocatori che abbiamo. Mi piacerebbe vedere una squadra che corre, pressa e dia ritmo ma è chiaro che non sempre si riesce a fare quello che si vuole”.

 Bartocci ha poi chiuso la conferenza stampa dando una valutazione complessiva delle squadre che compongono il girone Est : “E’ chiaro che il nostro girone è difficile, forse anche più impegnativo di quello dell’Ovest. Dobbiamo andare avanti senza pensare alle nostre avversarie, dobbiamo essere artefici del nostro destino e dobbiamo combattere indipendentemente dalla squadra che abbiamo di fronte”.