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Countdown campionato: le Furie, i beach boys e le buone vibrazioni

Chieti. “I’m pickin’ up good vibrations” cantavano i Beach Boys nell’estate del 1966. Sto ricevendo buone vibrazioni, proprio come commentava un anziano tifoso al primo scrimmage di stagione della Proger.

La vibrazione è un fenomeno fisico del tutto tangibile, altro non è che una risonanza, come quella prodotta da una corda di chitarra. Se le vibrazioni sono buone è possibile condividerle con altri, come accade nei concerti il livello esponenziale prodotto genera una forma d’esaltazione di massa. Per i malati di “cestofilia”, una patologia progressiva, una schiacciata di Zeek Armwood ha il potere di produrre “good vibrations” al pari della “Sinfonia n.9” di Beethoven e se poi le schiacciate sono tre di fila, come accaduto nel primo quarto, impossibile non accorgersi di essere attraversati da vibrazioni benefiche sino all’eccitazione … agonistica.

La gara di ieri, naturalmente, non aveva e non poteva avere uno sviluppo sempre coerente. Le tossine hanno presto avvelenato muscoli e intenzioni dei giocatori ma i “flash” prodotti dalle Furie hanno energizzato progressivamente l’ambiente, aumentando la produzione endorfinica dei presenti. Il tiro di Ty Abbot morbido come la carezza di un’amante … good vibrations… il sontuoso scivolamento a canestro di Allegretti … good vibrations…l’arresto e tiro ad opera d’arte di Piazza …good vibrations…e così via fino alla fine. Ci sarà tempo per dare valutazioni più tecniche, per adesso ci si contenti, e non è poco, di buone vibrazioni.