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Petrolizzazioni: la Regione nega intesa per il Teramano

L’Aquila. “Accogliamo con estremo favore il recente pronunciamento dal TAR Lazio con cui è stato disposto l’annullamento del permesso di ricerca di idrocarburi in località “Colle dei Nidi”, in provincia di Teramo. La sentenza (TAR Lazio n. 1539 del 28.01.2015) ha di fatto annullato il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, che accordava il permesso di ricerca degli idrocarburi liquidi e gassosi alle società Gas Plus Italiana srl, Medoilgas Italia spa e Petrorep Italiana spa, per aver escluso le comunità locali dalla partecipazione al procedimento amministrativo.

In sostanza, la Giustizia Amministrativa ha sancito l’obbligatorio ascolto di tutte le Amministrazioni locali del territorio interessato prima del rilascio dei permessi di ricerca mineraria“. E’ quanto afferma l’assessore regionale Mario Mazzocca che ricorda come “tutto sia iniziato nel 2006, allorquando le società petrolifere presentarono richiesta del permesso di ricerca in un’area estesa oltre 80 milioni di metri quadrati.

Nel 2008, con una semplice Determina Direttoriale, la Regione Abruzzo rilasciò l’intesa, posizione successivamente ribadita e confermata sempre con una Determina assunta nel gennaio 2013. Una decisione seguita a ruota dal rilascio del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nel cuore della provincia teramana a luglio 2013.

Tutto ciò, dunque, molto prima della Amministrazione D’Alfonso. E poco aggiunge alla vicenda il mero atto dovuto dell’Avvocatura Regionale, assunto autonomamente e competentemente (ovvero senza darne notizia alcuna né al Presidente, né alla Giunta, né al Consiglio Regionale), con cui la stessa si è trovata a difendere atti pregressi relativi a decisioni dell’Ente che nulla hanno a che vedere con l’attuale idea che noi coltiviamo per il futuro dell’Abruzzo.

Per questo -prosegue Mazzocca – abituati da sempre ad agire con i fatti ed assumerci direttamente le relative responsabilità, nella prossima seduta porteremo all’esame della Giunta Regionale una proposta di Deliberazione con cui esprimeremo il nostro fermo dissenso al processo (sinora sventato) di “petrolizzazione” del territorio abruzzese, e teramano nello specifico, procedendo a:

1.prendere atto della sentenza del TAR Lazio (n.1539/2015), basata sul presupposto che non è stata garantita ai comuni ricorrenti la partecipazione al procedimento e per l’effetto ha annullato gli atti adottati (ivi compresi le determine dirigenziali con cui la Regione Abruzzo ha rilasciato nel 2008 e poi confermato nel 2013 l’Intesa), facendo tuttavia salvi gli ulteriori provvedimenti dell’amministrazione che dovrà provvedere alla rinnovazione del procedimento garantendo la partecipazione dei Comuni ricorrenti;

2. negare l’Intesa, quale atto di natura politica che non può non essere attribuito all’organo di indirizzo politico (e non all’organo gestionale), ritenendo dunque che le valutazioni sottese al rilascio dei citati provvedimenti regionali (2008 e 2013) non siano né condivise né tanto meno ratificate;

3. revocare la Deliberazione di Giunta regionale del 2003 che attribuisce la relativa competenza al Dirigente, spogliando così la Giunta di un importante atto di indirizzo politico;

4. dare mandato, per le esposte considerazioni, al competente Dipartimento, nelle more di rinnovo del procedimento come ordinato dalla sentenza del TAR Lazio, di non proporre gravame avverso detta sentenza (benché tecnicamente sfavorevole alla Regione) e, in caso di autonoma impugnativa ministeriale, di non costituirsi in giudizio contro le Amministrazioni comunali;

5. notificare il provvedimento sia al Ministero competente – che dovrà riavviare il procedimento di competenza-, (affinché lo stesso intenda che, per quanto riguarda la posizione della Regione Abruzzo sulla vicenda, “l’aria è cambiata”!), sia alle Amministrazioni comunali (per attestare la vicinanza della Regione alle loro posizioni). Questi sono i fatti, le chiacchiere le lasciamo ad altri. Come è un fatto, e non un proclama, il nostro ricorso allo ‘Sblocca Italia’ presentato per tempo alla Corte Costituzionale; come sarà un fatto, l’ulteriore ricorso che a giorni presenteremo avverso l’art.38 del citato decreto come modificato dall ultima legge finanziaria”.