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Teramo, il presidente della Provincia scrive a Draghi: “Scuole aperte, ma non di fatto”

Il presidente della Provincia di Teramo e sindaco di Notaresco scrive al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, sulla situazione delle scuole.

“Oggi, mercoledì 19 gennaio 2022, questi sono i numeri dei plessi scolastici (infanzia e primaria) presenti sul territorio del mio comune: 43 alunni presenti su 217 nel primo; 9 alunni su 105 nel secondo; 1 alunno su 35 nel terzo. I dirigenti scolastici hanno difficoltà a reperire personale e docenti, visto che sono a caccia di “supplenti dei supplenti”. I genitori sono in preda a un tourbillon di comunicazioni che cambiano praticamente ogni giorno (dalla scuola o dalla Asl competente), con le conseguenze che si possono immaginare nell’organizzazione delle famiglie in cui bisogna ovviamente anche lavorare ma è sempre più difficile, visto che bisogna andare magari a riprendere i propri figli per un presunto caso di Covid-19, oppure portarli a fare tamponi in un hub territoriale, naturalmente in orario lavorativo”.
E ancora: “Presidente: visto lo stato delle cose, possiamo affermare che la scuola è aperta? Praticamente lo è, ma forse gli echi delle continue lamentele dei genitori che contattano noi amministratori locali non arrivano fino a Roma. Noi, per scelta, missione, passione, siamo in prima linea e va bene così. Però chiediamo una maggiore interazione, figlia di una vostra potenziata capacità di ascolto e reale monitoraggio dei territori. Lei con il suo Governo decide e dà direttive nazionali, non tollerando le iniziative regionali (si veda il caso dell’ordinanza del Presidente della Regione Campania, De Luca, puntualmente impugnata e si figuri una mia possibile ordinanza), ma io le chiedo se è possibile continuare a gestire la pandemia sempre come stato di emergenza, da ormai due lunghissimi anni a questa parte. La invito – attraverso il Ministro competente, oltre a tutti i collaboratori dei quali si circonda – a potenziare la sua capacità di ascolto e a verificare come stanno andando le cose laddove leggi e decreti diventano vita quotidiana e cioè sul territorio. Perché è nei territori che quotidianamente fluisce la vita reale. Dopo due anni, c’è bisogno di un nuovo approccio nella gestione della pandemia, così come c’è bisogno di un nuovo modo di comunicare le decisioni del Governo che impattano nella vita dei cittadini”.