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Politica Teramo

Nereto, piattaforma rifiuti liquidi. Di Flavio: ecco come stanno le cose

Nereto. Parola a Giuliano Di Flavio. L’ex sindaco di Nereto (rimasto in carica fino al novembre di due anni fa, prima dell’arrivo del commissario), dice la sua sull’impianto di trattamento dei rifiuti liquidi. E lo fa per precisare il tenore di alcune dichiarazioni diffuse dalla proprietà della Wash Italia.

 

Di Flavio racconta la sua versione dei fatti ma evidenzia un aspetto: la battaglia contro la localizzazione del depuratore (qualora non sortirà effetti), ha già individuato una vittima sacrificale.

 

La lettera

 

Le dichiarazioni riportate sulla stampa circa un presunto accoglimento da parte della “politica” del progetto di realizzazione della piattaforma rifiuti alla Wash Italia addirittura “con entusiasmo” e sin dal 2016, fanno probabilmente riferimento ad alcuni incontri che il sottoscritto, quando era Sindaco di Nereto, ha avuto con la proprietà dell’azienda nella fase di ideazione del progetto.

 

Incontri chiesti dall’azienda stessa, che il sottoscritto non ha negato perché è dovere di un Sindaco ascoltare le esigenze degli imprenditori che operano sul territorio. Incontri come tanti che ho intrattenuto con altri imprenditori dei settori dell’edilizia, del sociale, della cultura, della moda, dello sport, della produzione industriale in genere, che avrebbero voluto investire a Nereto.

 

Alcuni dei quali hanno effettivamente realizzato gli interventi proposti, altri che invece non li hanno più perseguiti. Anche con la Wash Italia ho avuto contatti per conoscere le loro necessità e proposte, e non vedo perché non avrei dovuto; l’ho fatto al pari dell’attuale Sindaco che, giustamente per il ruolo che riveste, e lo dico senza alcuna polemica, come me si è recato presso la Wash Italia (così almeno ha dichiarato in assemblea pubblica) per un confronto con un imprenditore impegnato in un investimento. Di certo, posso affermare che negli incontri io non ho visto mai e dico “mai” e non ho letto mai e ribadisco “mai” gli atti di progetto semplicemente perché non c’erano. Sono stati incontri basati su generiche considerazioni dell’intervento, senza mai la possibilità per il sottoscritto di verificare, attraverso documenti tecnici ufficiali, quale tipo di impianto volesse realizzare l’azienda. Se si vuole additare come favorevole alla realizzazione del progetto questo mio comportamento, allora si mesta nel torbido, perché è compito e dovere di un Sindaco incontrare, se convocato, chi fa impresa sul proprio territorio, valutando poi sui documenti ufficiali la bontà della proposta, la sua realizzabilità ed eventuali azioni di contrasto da mettere in atto.

 

La possibilità di prendere una posizione nel merito del progetto nelle sedi opportune (Comitato VIA), purtroppo, mi è stata negata dalla fine anticipata della mia amministrazione avvenuta il 29/11/2017, qualche giorno prima dell’avvio della fase di presentazione delle osservazioni (avviso Regione Abruzzo del 1/12/2017) e ciò ha comportato anche l’impossibilità di poter comunicare al Commissario prefettizio l’avvio di questa importante fase di partecipazione degli Enti in quanto questa nota non l’ho mai potuta leggere.

 

In verità, la possibilità di partecipare alla discussione del progetto non è stata tolta al sottoscritto, bensì, e soprattutto, alla nostra Nereto, che infatti non è stata rappresentata in nessuna riunione del Comitato VIA. Mi soffermo brevemente anche sull’entusiasmo che il sottoscritto avrebbe dimostrato alla presentazione della proposta da parte dell’azienda perché vorrei conoscere lo strumento utilizzato dalla Wash Italia per misurare detto presunto entusiasmo. Il mio rammarico è sicuramente presente se valuto come lo spirito che anima l’azione coordinata e unitaria tra Amministrazione, gruppi di minoranza, Comitati diversi e Consiglieri Regionali venga puntualmente vanificata dalla continua ricerca di un colpevole che si vuole far necessariamente coincidere solo con il sottoscritto e la sua Amministrazione: un colpevole da immolare nel caso di insuccesso di questa straordinaria azione popolare. Il rammarico cresce ancor di più se penso che la mobilitazione poteva essere una palestra di buona politica che per una volta superava le divisioni tra i partiti a difesa dei cittadini ed invece si sta rivelando un tiro a segno contro una vittima designata.