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Bim Teramo, botta e risposta D’Alonzo-Minosse

Si è tenuto ieri un informale con sindaci e delegati del BIM e che ha visto, secondo il presidente del Consorzio Giuseppe D’Alonzo “un confronto aperto e partecipato sui temi emersi nelle precedenti settimane. Il Bim è un consorzio, una struttura complessa che continuerà a mettere al centro del proprio operato la connessione tra piccoli centri e grandi realtà urbane”.

E ancora: “Il confronto è sempre un momento importante di democrazia e di risoluzione delle problematiche, noi proseguiamo sereni sul nostro cammino. Prendo atto delle critiche sollevate da alcuni sindaci, lavorerò e lavoreremo affinché le azioni trovino la più partecipe condivisione possibile”.

Non convinto delle affermazioni di D’Alonzo, l’ex presidente Gabriele Minosse: “Il presidente del Bim – sempre non convalidato – Giuseppe D’Alonzo piuttosto che scusarsi per il suo operato e rassegnare immediate dimissioni, ha ancora maldestramente tentato di prendersi gioco di un’ampia platea di amministratori pubblici, tra cui molti avvocati, sostenendo che i suoi atti sono legittimi perché trattasi di affidamenti a parenti, come ha ammesso, oltre il secondo grado. Quindi, in virtù di un parere legale a pagamento, D’Alonzo pensa di potersi porre al di sopra della Legge, il Tuel, che all’art. 78 recita: “gli amministratori pubblici devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado”.

E ancora: “Gravissimo poi che D’Alonzo continui a non rispondere su una serie di fondamentali questioni, morali e gestionali. Il presidente del Bim è tenuto a rispondere pubblicamente, trattandosi di soldi pubblici per somme ragguardevoli, e a scanso di equivoci e intimidazioni di querela, preciso che le mie non sono illazioni bensì fatti basati su atti pubblici e ufficiali – delibere e determine – che ho già provveduto a depositare nelle mani delle autorità competenti, a integrazione della denuncia presentata. Sulla base di questi atti chiedo pubblicamente a D’Alonzo: poiché sostiene che poteva tranquillamente affidare i lavori al Bim, tra cui l’installazione di un sistema di videosorveglianza della sede consortile neanche fosse il set del Grande Fratello (ma per quale uso poi?), alla ditta di suo nipote, come già avvenuto tante volte in passato, cosa ci dice che non lo rifarà in futuro? Gli risulta infatti che al Comune di Crognaleto, quando era sindaco, tra il 2021 e il marzo 2022, sono stati fatti, sempre alla sopracitata ditta, una serie di affidamenti di lavori per svariate migliaia di euro, io ne ho contati per oltre ottantamila, alcuni dei quali liquidati direttamente dal D’Alonzo in qualità di responsabile del servizio amministrativo del Comune? E nel mentre liquidava la ditta in questione per svariate migliaia di euro di fondi pubblici, si avvedeva o no D’Alonzo che il titolare era un suo parente diretto (entro il quarto grado)? E, negli anni ancora precedenti, D’Alonzo è al corrente che al Comune di Crognaleto sono stati affidati direttamente lavori ad una ditta con ragione sociale diversa ma il cui amministratore unico risulta per strana coincidenza – visura camerale alla mano – sempre il precitato parente, ovvero suo nipote? O tutto questo avveniva a sua insaputa? Non si è mai insospettito il sindaco D’Alonzo del fatto che nei vari appalti di “implementazione sistemi tecnologici, sistemi di emergenza, allerta, evacuazione ecc.ecc.” fosse così ricorrente il nome della stessa ditta, così spesso individuata con il non codificato metodo delle “vie brevi”? Allora il presidente vuole rispondere se questo è un MODUS OPERANDI – acclarato anche dalla sonora bocciatura dell’Autorità Anticorruzione sui lavori affidati in via d’urgenza in località Vallocchio per circa ottocentomila euro – o è uno “scivolone” che si ripete da anni, in totale spregio al codice dei contratti pubblici e alle leggi in materia di anticorruzione? Davvero ci sono sindaci, amministratori pubblici e componenti della Giunta ancora disposti a difendere questo modus operandi e a (ri)metterci la faccia, considerato che in caso di voto di mozione di sfiducia saranno chiamati a sostenerlo in assemblea pubblica a viso aperto?”.

Minosse conclude sottolineando che, “per quanto riguarda il profilo gestionale, mi risulta, che D’Alonzo, sempre pronto ad esaltare la sua “svolta” rispetto alle precedente gestione – quella del sottoscritto – che a suo dire avrebbe fatto del Consorzio il “bancomat” dei Comuni, in poco più di due mesi dall’insediamento ha ridotto all’osso il “bancomat” dell’ente – spero vi abbia spiegato almeno con quale criterio, visto che il mio, quello delle quote, è stato duramente criticato – e restano da ripartire non più di duemila euro e qualche spicciolo per ciascun comune consorziato. Mi risulta anche che ci sono Comuni che non hanno beneficiato di un solo euro sotto la gestione della “svolta” D’Alonzo”.