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Atri, lettera a Di Giosia: “Il San Liberatore non può essere ancora penalizzato”

Atri. I consiglieri comunali di Atri, Paolo Basilico e Giammarco Marcone, hanno scritto al Direttore Generale dell’Asl Teramo Maurizio Di Giosia in merito ai reparti ancora chiusi del San Liberatore di Atri.

“Facciamo seguito alla nota del 26 Gennaio 2021 a firma del Consigliere Paolo Basilico, rimasta peraltro senza riscontro, per dolerci che, nonostante le categoriche assicurazioni fornite a mezzo stampa dal Direttore Sanitario ed accolte con il consueto gaudio grato dal Sindaco di Atri, a tutt’oggi, nel Presidio Ospedaliero di Atri rimangono chiuse le Unità Operative di Pediatria e Cardiologia ed il Centro Regionale di Fibrosi Cistica. Ma non è tutto, purtroppo”.

“Non è ripresa l’importantissima attività chirurgica urologica, capace di grandi numeri e fonte di mobilità attiva come è noto e facilmente documentabile, mentre circola insistentemente voce di un imminente trasferimento di dotazioni e personale all’Ospedale di Teramo, con danno incommensurabile per l’Ospedale San Liberatore, anche per l’integrazione ed il coordinamento con le altre discipline chirurgiche. Se così fosse sarebbe un tragico ed irragionevole errore che nuocerebbe proprio al nostro Ospedale, il quale ha dato prova, anche nella vicenda Covid, di funzionalità eccellente sotto ogni riguardo e non può essere penalizzato per questo”.

A conclusione i consiglieri Basilico e Marcone aggiungono: “Farsi vincere, ancora una volta, dalla stantiva e perniciosa logica accentratrice significherebbe non avere compreso la lezione sull’importanza della piena ed effettiva funzionalità della Sanità, anche attraverso l’efficienza della rete ospedaliera della quale il San Liberatore è stato e rimane un cardine, come dicono i numeri , la storia e la cronaca. Attendiamo una risposta chiara e certa sulle questioni appena sopra evidenziate, auspicando di essere piacevolmente smentiti, ricordando, ove possa occorrere, che fornire riscontro da parte di un D.G. a Consiglieri del Comune ove siede uno dei più importanti P.O. della sua Azienda, non è tanto un fatto di garbo, quanto piuttosto un fatto di rispetto istituzionale”.