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Pineto, la città attende il commissario

Pineto. Sarà nominato con buone probabilità oggi dal prefetto di Teramo Valter Crudo il commissario che giungerà a Pineto (forse già domani o dopodomani) per portare la città fino alle elezioni di primavera, ora che il sindaco Luciano Monticelli è stato sfiduciato.

C’è aria di attesa in città, soprattutto all’indomani degli interrogativi lanciati dall’ormai ex primo cittadino che accusa il suo assessore Filippo D’Agostino di aver tenuto conto esclusivamente di interessi personalistici, lasciando Pineto al commissariamento anche se il bilancio non è stato ancora approvato e rimangono sospese questioni importanti come i lavoratori ex Asu.

Ancora incredula la cittadinanza, che si schiera in favore di Monticelli, come accaduto nello stesso quartiere Corfù, roccaforte di D’Agostino, dove è stato addirittura tirato su un piccolo altarino con la foto dell’ex assessore al Commercio contornata da lumini e fiori freschi.

Non tutti i pinetesi sembrano inoltre aver gradito la fotografia, scattata non appena caduta la giunta guidata da Luciano Monticelli, che ritrae l’opposizione intenta assieme all’assessore Paolo Gatti a brindare festosa di quanto accaduto ai tavoli del bar di fronte il Municipio.

Riassume bene gli umori in merito Robert Verrocchio, da tutti considerato l’“erede naturale” di Luciano Monticelli alle prossime elezioni, che in un post riassume su Facebook quanto criticato. “La foto nell’articolo  – lamenta in proposito – rappresenta esattamente quello che la politica non dovrebbe essere. Non ditemi che solo io vedo la gravità di questa immagine. Destra e sinistra che brindano insieme ad un assessore regionale ex Udc ex Forza Italia e ex Pdl ora Fratelli d’Italia per la caduta di un’amministrazione, insieme ad assenti che mi sono ben presenti. E questo sarebbe il rinnovamento e l’alternativa? Fatemi capire, vi prego, qual è il senso di far cadere un consiglio comunale a pochissimi mesi dalla scadenza naturale. Non c’è. Punto. C’è solo la soddisfazione personale di qualcuno, e questa a casa mia non si chiama politica”.